Antonio Del Vecchio
Rignano Garganico, lunedì 28 maggio 2018 - Di solito si dice che i paesani sono amanti dei forestieri. A Rignano accade il contrario. Sono, infatti, questi ultimi ad innamorarsi del paese. Spesso accade a primo colpo o dopo un breve periodo di residenza. Con ogni probabilità lo si deve, oltre alla bellezza dei luoghi e all’unicità ed ampiezza del suo panorama, soprattutto all’ospitalità innata della sua popolazione. Nel novero dei rignanesi di adozione, cioè di quelli che hanno lasciato un ricordo indelebile, sicuramente c’è anche lui.
Il riferimento è al maresciallo dei Carabinieri, Gaetano Pascolla, classe 1909, originario di Triggiano (Bari). Vi giunge quasi direttamente dall’Africa Orientale, dove si trovava a Mogadiscio (Somalia) sin dalla fine del 1943, prigioniero degli inglesi. Liberato nella primavera del 1945, rimane in servizio con lo stesso grado e corpo in quel di Taranto. Dal 18 agosto dell’anno successivo è a Rignano. Lo fa assieme alla moglie Pina (classe 1915) che aveva sposata il 5 maggio dell’anno prima nella sua città di origine. La coppia va ad abitare nella centralissima Via Baronale, 10 (oggi, 14), che da ora in poi, diventerà una delle dimore più ambite e frequentate della cittadina.
Qui, nascerà a novembre, il primo figlio della coppia di nome Giuseppe. Quindi, Gianni nel dicembre 1947 e più in là Filomena (novembre 1949). Il quarto ed ultimo erede di nome Angelo nascerà nel giugno 1952, a San Marco in Lamis.. A Rignano resterà anagraficamente residente sino al 9.11. 1950, per essere trasferito a Tricase (Lecce). Il Maresciallo Pascolla, ha alle spalle non solo la sofferta esperienza africana, ma doti organizzative e creative per davvero superiori, unitamente ad una forte carica di umanità e simpatia, che da subito fanno di lui un protagonista assoluto.
Non c’è decisione pubblica importante in cui non viene costantemente coinvolto, a cominciare dalla sicurezza, dove si rivela un indispensabile deus ex-machina, sostenuto com’è dal suo infallibile fiuto investigativo. Si racconta in proposito che una volta a Don Ciccio De Majo, valente oculista scomparso pochi anni or sono, viene rubato dal suo Palazzo (Baronale) un vistoso e costoso cane di razza, a cui è molto affezionato, data la sua età giovanile di studente universitario in medicina. Il militare non appena informato si mette subito all’opera. Dopo aver camminato con la sua pattuglia per ore ed ore all’interno del boscoso Gargano, arriva nei pressi di Sannicandro Garganico. Qui, dopo aver messo a soqquadro da cima a fondo una vicina masseria, scoprono il nascondiglio e prendono in carico il cane scomparso.
Il tutto forse si deve ad una segnalazione telefonica avuta da uno dei suoi tanti e validi informatori che gli fanno sapere tutto ciò che bolle in pentola dentro e fuori il paese. Tra l’altro, in loco si avvale di uno stretto collaboratore ed amico della prima ora, quale il vigile Donato Capanna, deceduto qualche decennio fa. Quest’ultimo con lui e la sua famiglia condivide tutto, compresi feste e pranzi. É un paciere indiscutibile, vi ricorrono tutti, e lui con affabile autorità riesce puntualmente a mettere d’accordo anche i ricalcitranti più accaniti. Come per esempio ad evitare il matrimonio riparatore ad una coppia di giovanissimi innamorati, dopo che la ragazza era rimasta incinta.
A Pascolla piace tantissimo la musica. Ma non è uno che l’ha appresa ad orecchio, come si diceva un tempo, ma dai suoi lunghi ed approfonditi studi al conservatorio, specializzato com’è in clarinetto - sassofono. Strumenti musicali che egli conosce e sa usare a menadito. In virtù di questo la sua abitazione diventa da subito una ambita sala da ballo, dove i giovani affluiscono quotidianamente, quand’è fuori servizio. Vi vanno per ascoltare i suoi brani preferiti al sassofono, ma soprattutto per ballare e divertirsi. In appoggio alle sue musiche da ballo eseguite con il suo strumento preferito c’è anche un giradischi a manovella, con la sua fornita scorta di tanghi, mazurche e foxtrot e soprattutto di aghi da cambiare ad ogni giro, come pure il ricarico della molla.
I dischi sono quelli a 78 giri. Gaetano non è solo un suonatore, ma anche un grande ballerino. È lui che insegna ai novelli. Anzi in proposito, qualcuno racconta che una volta, invitato ad una festa in casa e insistentemente pregato dalle sue improvvisate allieve, si lancia in pista sin dall’inizio come se fosse a casa sua. Ad uno certo punto (non si sa se avvisata o meno da qualcuno), arriva la Pina che lo stoppa subito. Lui tutto rosso in viso ed amando la moglie al di sopra di ogni sospetto, la segue mogio mogio sino a casa. D’allora in poi, il maresciallo, non ballerà più con altre donne. E questo per evitare le rimostranze di lei, che è assai gelosa per natura Il paese piace assai alla famiglia. Per cui spesso è raggiunta dai suoi parenti lontani.
Uno dei più assidui è Ferdinando, il fratello della Pina, un individuo ben fatto e di alta statura. Quest’ultimo, addirittura aveva messo gli occhi addosso (non sappiamo se viceversa) su Antonietta, una bellissima e prosperosa ragazza dei paraggi. La questione inizialmente funziona e si parla anche di matrimonio. Ma dopo il proverbio “lontano dagli occhi, lontano dal cuore…” prende il sopravvento e la storia com’è nata cos finisce di botto, anche perché la rignanese ha altri pretendenti. Di Pina si parla ancora oggi per via del suo savoir faire casalingo. Qualcuna ricorda che ella si dimostra molto brava a fare la salsa, che, prima di stenderla al sole, ama farla scolare a lungo, racchiusa in un lenzuolo appeso alla parete.
É una infaticabile cuoca. Sa cucinare e confezionare per benino tutti i pasti e i dolci della tradizione barese. Anzi alcuni di essi si innesteranno a quelle in uso in dpaese. Qualcuno ricorda i suoi dolci colorati. Una volta alla Festa della Madonna di Cristo (chiesetta rurale sottostante) metterà in mostra le uova sode dipinte in vari colori, che tutti apprezzano con somma meraviglia. E i bambini? Anch’essi si affezionano alla comunità e, seppure piccoli, hanno molti amici della loro età. Costantemente una giovanetta di nome Ida, dopo aver preso la nipote orfana, Rosetta, di pochi anni, assieme alla sua compagna Grazia, sono soliti andare a casa del Maresciallo. Qui, dopo aver prelevato la Filomena, appena in fasce, portano l’una e l’altra piccola nei luoghi più disparati dalla Ripa a Varredde. Ed esse, accudite come sono, si divertono un mondo.
Per suggellare l’attaccamento della famiglia Pascolla al paese, padrini e madrine dei tre bambini, sono scelti in loco. Per Filomena, ci pensano a dare il loro assenso di San Giovanni i coniugi Giuseppina e Matteo Ponziano, tra le famiglie più in vista ed attive del momento. Possiedono una masseria in quel di Torre di Lama, in agro di Foggia. Non sappiamo però se i Pascolla la frequentano. L’unico ad andare a scuola, anzi all’asilo, è il primogenito Giuseppe, anche perché la struttura si trova ad un tiro di schioppo da casa. Infatti, la stessa da poco aperta e gestita dalle Suore Immacolatine, si trova internata nel Palazzo Baronale, concessa gratuitamente da Vincenzina De Maio, nobildonna religiosissima.
La De Maio ha a che fare con l’Arma, per il fatto che l’unica figlia adottiva, ha sposato prima della Guerra un Maresciallo dei CC, di origine genovese, mettendo al mondo quattro figli. Il sottufficiale della Benemerita è un organizzatore super e si occupa anche delle Feste Patronali e religiose, a cominciare da quelle della vicina Chiesa del Carmine, la cui festa ha connotati specifici, grazie anche ai muratori, di cui è patrona. Di essa, il graduato ne porta il secondo nome. Mette a nuovo anche la festa di Sant’Antonio, venerato nella navata laterale che diviene una degli avvenimenti più importanti del paese, per via anche della diffusione del nome. Non manca mai la banda musicale, così pure i fuochi di artificio. Idem per quelle dell’Assunta, di San Rocco e della Madonna di Cristo.
In tale occasione, se non si trova di meglio, fa venire orchestre sinfoniche - liriche e bande musicali di sua conoscenza e gradimento persino da Bari e dintorni. Insomma è l’uomo delle feste per antonomasia. Senza di lui nulla si muove. Anzi, tutti si dimostrano onorati della sua amicizia. Per cui la ‘comparizia’ è dispensata a piene mani, con la concessione di battesimi, cresime e testimonianze matrimoniali a tutti coloro a cui non può dire di no. Ma non per questo trascura l’intervento nel campo dell’ordine pubblico. La delinquenza locale, dopo il grosso fatto di sangue accaduto l’anno prima, durante il quale un malvivente sarà ucciso per legittima difesa (si dice) da un carabiniere (l’unico morto ammazzato nella storia del paese), si è del tutto ibernata e gli episodi delittuosi si sono ridotti al minimo.
A dar fastidio qualche volta ci pensano i forestieri, specie durante le feste. Una volta capita in paese gruppo di giovani sammarchesi. Questi ultimi, dopo aver ben bevuto nelle locali cantine si spostano nella vicina piazza. E qui si divertono ad importunare le ragazze con qualche complimento di troppo. Arriva il Pascolla e con il suo fare di duro, per evitare il peggio, li accompagna energicamente sino all’uscita del paese, obbligandoli a fare il tragitto di ritorno a piedi, senza attendere il servizio quotidiano del pulman. Guai se non l’avessero fatto! A quei tempi i carabinieri usano le maniere forti per impedire e reprimere i reati. É un paciere indispensabile anche durante le campagne elettorali del’48, allorché lo scontro è molto acceso tra Socialcomunisti e democristiani.
Lo diventa maggiormente specie quando ad ingrossare i cortei vengono i forestieri. Dopo questa parentesi di vitale importanza nell’economia dei ricordi, eccovi ora il resto della biografia ufficiale del nostro personaggio, in parte ricalcante quella inviataci dai famigliari, dove si apprendono ulteriori e più precise notizie. Gaetano Pascolla, sin da piccolo dimostra la sua passione per la musica e incomincia a prendere lezione di clarinetto dal maestro Gemmato e nel 1925, all'età di 16 anni, fa parte del Gran Concerto Bandistico di Triggiano. Dopo il diploma, si arruola nell'Arma Carabinieri Reali e diventa primo clarinettista della Banda a Roma. Successivamente partecipa al concorso di allievi sottufficiali a Firenze e a fine corso ottiene i gradi di Vice Brigadiere.
Nel corso della sua carriera nel 1938 viene inviato in Somalia a comandare la Stazione Carabinieri Reali di Gelib (Mogadiscio - Somalia), prestando servizio fino al 1942. Nel gennaio del 1942 viene fatto prigioniero dagli inglesi con la denominazione di Prisoner of Warn° 43692 Brig. CC.RR. PASCOLLA Gaetano, Campo n° 360 Compaund "B" East Corpo Africa Commando. Vi rimarrà̀ fino all'inizio del 1945. A fine guerra ritorna in Italia e viene destinato alla Stazione Carabinieri di Taranto. Successivamente viene comandato alla Stazione di Lecce fino a che nel 1946 viene trasferito a comandare la Stazione di Rignano Garganico (FG), dove vi resterà sino al novembre 1950, allorché viene trasferito a Tricase (LE). Qui si intratterrà pochi mesi. Quindi, presa da nostalgia per il Gargano, fa domanda, con la segreta speranza di ritornare alla sua Rignano, ma essendo la sede occupata, il 21/09/1951, è inviato a dirigere la Caserma dei CC di San Marco in Lamis.
Qui riuscirà a domare diversi focolai e rivalità di tipo famigliare. Il 4 giugno dell’anno successivo nasce, come accennato, Angelo, il suo ultimo figlio. Il 5 gennaio 1954 viene trasferito presso l' 11° Battaglione Carabinieri di Bari con l'incarico di direttore di Banda. Con la sua Banda dei Carabinieri apre una delle più̀ belle e interessanti rassegne del "Il Maggio Barese" presso lo stadio della Vittoria in Bari ove partecipano le bande militari di tutto il mondo.Nel 1960 viene inviato a Milano Lambrate dove comanda la Stazione fino al 1968, per far ritorno, all’inizio dell’anno successivo all’ 11° battaglione Carabinieri di Bari. Con il suo interessamento presso le alte autorità militari partecipa con un picchetto d'onore e la sua Banda dei Carabinieri alla ricostruzione del Monumento ai Caduti presso la villa comunale, allora Sindaco Carbonara.
Quest’ultimo ha parole di gratitudine nei suoi confronti per via dell’appassionato interessamento messoci per la buona riuscita della manifestazione. Svolge innumerevoli incarichi straordinari quali: Presidente della sezione Carabinieri di Triggiano; responsabile della SIAE di Triggiano; Capo Ufficio Comando dell’11° Battaglione. Nel dicembre 1969, su proposta del Ministero della difesa, con apposito decreto gli viene conferita la medaglia Mauriziana al merito. Tanto per i dieci lustri di carriera militare trascorsa. E questo dopo che era già stato nominato Cavaliere della Repubblica Italiana. Una volta in pensione, ritorna alla sua innata passione per la musica. Di conseguenza: costituisce la Banda di Triggiano; realizza nuovi arrangiamenti di molti brani; partecipa per ' molti anni a tutte le feste patronali dei paesi viciniori, quali Bari, Carbonara, Noicattaro, Ceglie, Capurso, Adelfia ed altri ancora.
Dopo di che cerca senza successo di costituire a Triggiano una scuola per la musica. Non ci riesce, perché viene a mancare Il 21 marzo 1991. Oggi il Maresciallo viene ricordato durante il mese di novembre con un concerto di Santa Cecilia nella Chiesa Madre di Triggiano, quale fondatore del Concerto Bandistico di Triggiano, che porta il suo nome. A ricordo della sua persona qualche anno fa il Sindaco pro-tempore ha consegnato a uno dei nipoti il rosone in bronzo di Triggiano. In tempi ancora più recenti, trascorsi i dieci anni regolamentari, viene intitolata a suo nome un’importante via cittadina. Trattandosi di un personaggio che ha inciso per davvero sulla storia e la vita pubblica del dopoguerra a Rignano, sarebbe auspicabile che il primo cittadino del posto s’interessi al che venga intitolato, in segno di gratitudine, a Pascolla un Monumento o luogo pubblico, come per esempio la Caserma dei Carabinieri, essendo priva al momento di ogni intitolazione. Chi vive vedrà!
N.B. Rignano G., 1949, da dx, il M.llo Pascolla con i due figli Giuseppe e Gianni; la moglie Pina con la figlia in fasce Filomena