Antonio Del Vecchio

Rignano Garganico, venerdì 4 maggio 2018 - Per i saltibanchi, successo pieno, ieri sera, 2 maggio, a Rignano Garganico. Forse se non fosse spirato il solito vento di tramontana, che qui è padrone per trecento sessanta giorni all’anno, sicuramente gli spettatori sarebbero stati molti di più. Si tratta di Harry e Maria Rosaria, napoletani puro sangue, che con le loro perfomance hanno divertito piccoli e grandi, accorsi in piazza San Rocco, uno degli spazi pubblici più importanti del paese.

 La compagnia si chiama Martin Show, dal nome del figlio del capo-comico, assai attaccato al suo variegato lavoro, il cui unico scopo non è solo di fare casa, ma di far crescere socialmente i ragazzi. A confidarci queste cose, è stato lo stesso Harry, a fine spettacolo (si veda foto), che ci ha parlato un po’ della loro vita errabonda e dei numeri di giocolleria, equilibrismo e di altre prodezze, piuttosto applaudite dai presenti. Essi si autodefiniscono uomini di strada, perché è in tali luoghi ‘poveri’ che amano esibirsi, per far piacere al popolo nel suo insieme, composto dalle diverse età e strati sociali.

Di solito sono le comunità piccole a beneficiare del loro talento. Non a caso, questa sera 3 maggio, saranno a Candela, altra cittadina non dissimile, da Rignano Garganico, per qualità e numero di abitanti. Ieri sera, a qualcuno, come già scrivemmo in anticipo, è venuto in mente i tempi lontani degli anni ’50, allorché arrivarono in paese una compagnia di saltibanchi chiamata “Tre camicie”, dal nome del capocomico. Questi, si esibivano nel cortile di Palazzo Baronale, costantemente zeppo non solo di bambini, ma anche di adulti e di anziani, attirati alla pari dalle novità. Ci si divertiva, insomma, tutti, a quei tempi, allorché non c’era ancora la Televisione.

Gli spettacoli si ripeterono per circa un mese e molti non si stancavano di rivederli più volte. I più piccoli erano colpiti soprattutto da coloro che, per farsi propaganda, giravano nella zona centrale del centro storico, con i trampoli (il popolo li chiamava ‘stampelle’) che li facevano sembrare dei veri e propri giganti. Raggiungevano comodamente le altezze dei balconi di Corso Giannone e salutavano chi stava dentro, come se fossero a piano terra. Qualcuno addirittura ha tirato fuori il nome di un certo Giovanni, un ragazzo piuttosto sveglio, che affascinato dal savoir faire della compagnia, quando essi ripartirono, s’intruppò anche lui nel gruppo, e non tornò mai più in paese. “Chi sa che fine ha fatto! “ - ha concluso il nostro interlocutore, asciugandosi qualche furtiva lacrima, sopraffatto com’era dalla nostalgia!