Antonio Del Vecchio

Rignano Garganico, sabato 3 marzo 2018 - Croce fu, è e sarà, a Rignano Garganico. Siamo  andati a rivederla, dopo che era stata rovinata dal fulmine e poi letteralmente schiantata dal vento, qualche mese fa. Ora campeggia di nuovo sul precipizio, tanto caro ai piloti di Deltaplano (l’area attorno costituisce la relativa pista di lancio),  che domina la piana sottostante in tutta la sua immensità e variopinta bellezza.  Ed è bella e sistemata non più su una piattaforma di pietre e malta, ma su un involucro di cemento a prova di bomba.

 Infatti, si regge su fondamenta solide interrate per qualche metro nel sottosuolo. Fatta salva anche la storia, con l’apposizione dell’antica lapide del 1951. Presto il tutto sarà rivestito di pietre da campo, così come era prima. Su di essa si è scritto con dovizia di particolari  (vedi storia sul volume cartaceo Padre Pio e Rignano, Edizioni Padre Pio di San Giovanni Rotondo e Don Leonardo Cella, dal paese al mondo salesiano, edito in e-book, da Maritato group di Roma). A restaurare l’anzidetto monumento ci ha pensato e provveduto la ditta Vincitorio Costruzioni, l’unica del posto che da lavoro agli addetti, non nuova a questo genere di cose. 

Tra l’altro, ha fornito all’omonima chiesa una statua in gesso raffigurante la Madonna del Carmine, patrona dei muratori. Effigie , quest’ultima, assolutamente indispensabile per la processione, al posto del gruppo in noce realizzato sotto il Parroco Don Pasquale Granatiero dall’artista sammarchese Nick Petruccelli (1980), giudicata estremamente pesante dagli addetti sia per il trasporto a spalla, sia addirittura per issarla su un automezzo. L’anzidetta ditta è benemerita, altresì, per altri lavori similari eseguiti nella Chiesa Matrice. A questo punto non resta che concludere l’operazione e provvedere all’inaugurazione in pompa magna, ripetendo pari pari la solennità della dell’installazione primitiva, di cui molti ricordano ancora l’evento, nonostante la scomparsa di tutti i protagonisti dell’evento.

Ed ora la gente e la devozione pensa anche ad un’altra Croce. Il riferimento è a quella situata sul ciglio Est della montagna, ormai del tutto arrugginita e cadente. Anche questo piccolo monumento gronda di storia e di ricordi tramandati da padre in figlio.  La stessa fu realizzata nel 1907  a ricordo  della missione condotta  durante la quaresima dai Passionisti. In quell’anno le prediche e funzioni furono effettuate in parte nella Chiesa Matrice e per il resto a San Rocco. E questo forse per onorare entrambi i patroni della cittadina: l’Assunta e San Rocco. La Croce era installata di fronte alla facciata  ad  Est. La base essendo fatta a gradini aveva anche un’utilità pratica.

I contadini che si recavano nelle vicine campagne montane, infatti, erano soliti accostarvi l’asino o il mulo per salire o scendere e sistemarsi  più comodamente  sul basto dell’animale, specie quando, oltre a se stessi, facevano accomodare la consorte o altre donne della famiglia. Ella fu spostata nel luogo sopra accennato negli anni ’60 del secolo scorso, sotto il mandato parrocchiale del predetto Don Pasquale, non si sa perché. Forse per dare più luce ai fabbricati vicini (case popolari), costruiti nel frattempo.  Insomma, è ora di rimettere a posto la storia, con il ritorno del cimelio al luogo originario, semmai restaurato di tutto punto, onde tramandarne la memoria alle nuove generazioni presenti e future.