di Antonio Del Vecchio
Rignano Garganico, domenica 26 novembre 2017 - Celebrata la giornata internazionale della violenza contro le donne, anche a Rignano G. L’incontro si è svolto, ieri sera, nell’Auditorium dell’ex-Chiesa del Purgatorio, con inizio, alle ore 18,30. Ad aprire i lavori, in segno di galanteria e di rispetto per il gentil sesso, è stato il gruppo musicale “Li Spruvvisti”, che si ripeterà anche negli intervalli. Programma ed obiettivi dell’incontro sono stati presentati dal sodalizio”Impegno Donna”. Dopo di che la parola è passata alle autorità per i rituali saluti (il sindaco Luigi Di Fiore,vedi foto, il v.sindaco Emanuele Di Fiore, il parroco Don Santino Di Biase e i consiglieri delegati, Viviana Saponiere e Lucia Iannacci).
Ha ripreso il discorso – testimonianza la predetta rappresentanza di “Impegno Donna”. Dopo di che la ‘risposta’ sul da farsi è venuta fuori dall’associazione “La voce delle Donne”, presieduta da Nina Celli, cui subito dopo è stata consegnata una pergamena-riconoscimento da parte dell’Amministrazione Comunale sul lavoro svolto in questo senso dal sodalizio nel corso dei questi anni. Per conto dell’associazione “Talia”, formata anch’essa in maggioranza da donne, è intervenuta la presidente Maria Grazia Urbana, che, al fine di dare un contributo valido sul tema ha letto la relazione di Nenzi Botta, medico senza frontiere, relativa ad una sua recente esperienza fatta in Africa. E questo, in assenza dell’interessata impegnata altrove per improrogabili motivi professionali.
Dopo di che a nome e per conto della medesima associazione è intervenuta la psicologa Jenny Di Carlo. Dopo i saluti finali, il tutto si è concluso a suon da musica da parte del predetto gruppo musicale. Va da sé che la Giornata odierna, a Rignano ed altrove, per la donna ha voluto significare essere se stessa come natura o meglio come il cuore comanda . E’ in tal senso che va rispettata ed amata e mai soggiogata con la forza e la violenza, come l’altro vorrebbe, reso schiavo a sua volta non dalla ragione ma dagli istinti della sua natura maschilistica. Istinti che portano taluni al gesto estremo del femminicidio, un male atavico che ancor oggi non è debellato del tutto, nonostante la presa di coscienza dei principi ugualitari e l’affermazione dei diritti delle donne, alias emancipazione nel campo della famiglia, nel lavoro e nella carriera e soprattutto nell’ambito dei poteri forti, un tempo relegati solo ai maschi.
Di esempi di femminicidio se ne contano in ogni parte del mondo e dell’Italia, a prescindere dal grado di civiltà raggiunto da ciascuna realtà. Casi del genere sono accaduti dalle nostre parti sia in passato sia in tempi più recenti. Per esempio, ancor oggi si racconta di un omicidio che stroncò la vita di Nunzia, una ricca vedova del posto da parte del suo pretendente. Ciò accadde a notte fonda nel suo emporio sito nella centralissima Piazza Chiesa. Lo si evince sia dalla storia romanzata contenuta nel libro di Giulio Ricci “Rosedda”, sia dall’anagrafe del Comune. Di uno più recente non è lecito parlare, in quanto non ancora storia ma cronaca. Altrettanto, accadde per Maria, agli inizi del secolo scorso a San Marco in Lamis, uccisa dal marito accecato dalla gelosia perché amava incontrarsi con le sue pari per discutere delle libertà delle donne. Nella stessa ottica, va visto, l’uccisione a colpi di bastonate del promesso sposo di una donna bene, accaduto negli anni ’20 del 900 nel cuore della predetta città ad opera dei fratelli, noti professionisti del luogo.
Uno dei quali, medico, dopo aver scontato la pena , esercitò la professione per un certo periodo a Rignano, per morire poi negli anni ’40 in altra città. Tutto questo sta a significare che la natura possessiva del maschio è dura a morire. Per cui la mancata maturazione duole non solo alle donne, ma a tutti gli spiriti liberi che amano vivere in coppia, non solo perché obbligati da patti convenzionali, ma perché si amano e si rispettano. Di storie di matriarche e di donne esemplari in paese se ne intravedono tante, alcune addirittura hanno già festeggiato il loro secolo, come: Rachele Di Carlo (100 anni); idem la vedova Ponziano e Giuseppina Draisci (102). Tra qualche anno più in là, ci sarà poi quella di Rachele Nido e poi di quelle della classe ’20, come ‘Nunzina’ Mastrillo, alias ‘Capetone’ e Nunzina Lonero, detta ‘la Marenese’ ( si veda foto). A questo punto non resta che augurare ad uomini e donne, indipendentemente da ogni vincolo convenzionale: amatevi e andate insieme e liberi per le vie del mondo! La Redazione .