Antonio Del Vecchio
San Marco in Lamis, lunedì 28 agosto 2017 - La lotta contro la mafia non si fa con i pronunciamenti o le etichette, ma con i fatti concreti. Per esempio, mettendo in essere un programma di eventi educativi da portare in tutte le scuole di San Marco e del Gargano, a cominciare dalle Elementari. E’ quanto si sostiene in ogni dove, dopo le prime reazioni promosse qui e là per stigmatizzare la condanna dei tragici fatti di sangue accaduti negli ultimi tempi sul Promontorio, in particolare il quadruplice omicidio consumatosi il 9 agosto, che ha visto per la prima volta, assieme ad altri, l’uccisione di due ignari e innocenti braccianti sammarchesi, intenti al loro lavoro quotidiano.
Ben sta la nascita di un coordinamento garganico in loco, ma soprattutto necessita che si abbiano le idee chiare sul da farsi. La reazione repressiva è importante, ma è ancora più importante quella preventiva. Da qui la necessità di redigere subito un programma di interventi culturali ed educativi a largo respiro e a lungo termine. In primis, occorre coinvolgere tutti i cittadini a prescindere dalle etichette politiche o associazionistiche. E questo perché la Mafia ha la vista lunga e sa bene dove, come e quando infiltrarsi. Sicuramente lo può fare anche nelle associazioni di grido, al fine di confondere i ragionamenti e o attutirne lo slancio volontaristico ed ideale. Per prima cosa bisognerebbe, secondo i soloni locali, convocare o auspicare un summit di magistrati anti-mafia di levatura nazionale, così come avvenne negli anni ’90 nel primo governo cittadino dell’on. Michele Galante.
Avvalendosi in questo di tutti i magistrati e gli altri gradi delle forze dell’ordine di origine sammarchese o garganica, operanti in varie parti d’Italia. E ce ne sono parecchi e ben preparati. Tanto urge, non solo per questione di immagine ossia per far fuori il luogo comune che ‘dove c’è mafia sono tutti mafiosi’, ma soprattutto per dare fiducia e speranza alla maggioranza sana del territorio e nel contempo per offrire una piattaforma – filosofia di idee e comportamenti consoni per la sanificazione del territorio. Dopo di che bisogna entrare con forza nelle scuole per moltiplicare, come accennato all’inizio, le lezioni sulla legalità di solito tenute, molto spesso scollegati tra di loro, dagli insegnanti e dai rappresentanti delle forze d’ordine o del mondo della magistratura e dell’avvocatura, in genere.
Unitamente al discorso sull’antimafia, occorre promuovere anche lezioni contro la violenza e il bullismo, togliendo così il terreno fertile alle famiglie mafiose. Spesso gli incontri che si fanno servono più spesso a mettere in mostra le sigle degli organizzatori, anziché far conoscere alla gente il vero contenuto degli interventi, specie se sono propositivi. E questo è compito dei giornalisti, non opinionisti, ma cronisti.