Antonio Del Vecchio

Rignano Garganico, mercoledì 26 luglio 2017 - La notizia sulla defenestrazione di Benito Mussolini e la conseguente caduta del Fascismo fu accolta con grande stupore commisto a costernazione, a Rignano Garganico. E questo per via della cittadinanza onoraria concessa a suo tempo al Duce. A diffonderla fu la Radio, lo stesso giorno dell’avvenimento, ossia il 25 Luglio 1943, allorché il paese era pressoché semideserto per l’assenza degli uomini, quasi tutti in guerra. A quei tempi gli apparecchi radio si contavano con una sola mano, per lo più posseduti dai soli padroni. 

 Nel ceto popolare se ne ricorda quella di ‘Nannina’ Iannacci, la cui abitazione era ubicata all’angolo tra Corso Giannone e Via Municipio. Qui ogni giorno si riunivano le “vedove bianche” dei militari intruppati, come il marito Saverio Sampaolo, a Rodi Egeo e su altri fronti di guerra. Vi venivano per ascoltare il “comunicato” (giornale radio) di solito trasmesso da Radio Londra, essendo cessato da tempo la comunicazione postale. Fu proprio il podestà in persona del paese, Raffaele De Maio, quel giorno ad affacciarsi al balcone di Palazzo Baronale, a dare l’inattesa nuova.

Ecco di seguito, il ‘passo’ della storia di guerra di Michele Caruso, classe 1924, così come riportato  nel volume di chi scrive sulla II Guerra Mondiale, “Io Parto non so se Ritorno…” , edito nel 2015 <<…E qui il compare ci andava per provviste, almeno una volta alla settimana. Il suo “trainozzo” (biroccio) stretto e lungo, a quattro posti, era di tipo leggero. Per cui la giumenta lo tirava volentieri e , a trotto sostenuto, impiegava circa due ore per raggiungere la città. Quella mattina Michele si alzò mal volentieri e tutto frastornato, perché era poco convinto sulla bontà di quella partenza. E questo a giusta ragione. Sul governo e sulla guerra da qualche mese se ne dicevano di cotte e di crude. Il 25 luglio era caduto il Fascismo e la guerra era ormai ritenuta persa.

Caruso ricorda che lo stesso giorno, mentre si trovava in piazza con alcuni compagni, l’allora podestà, don Raffaele De Maio, si affacciò al balcone di Palazzo Baronale e con giubilo annunciò gridando: “Cittadini, è caduto …è caduto…è caduto!”. Il riferimento era all’esito del Gran Consiglio, che, su sollecitazione di Achille Grandi, aveva decretato con un ordine del giorno la fine del regime e di Mussolini, notizia diffusa a più riprese in quel momento dalla radio. Comunque, non tutti gioirono in paese, alcuni gerarchi locali, come il segretario del fascio, i capi delle camere sindacali dell’Agricoltura e dell’Industria ed altri, se la presero a male e cominciarono a volare parole grosse, come: “Traditori…traditori! “>>..