Antonio Del Vecchio
Gargano, mercoledì 22 marzo 2017 - Sabato 25 marzo, congresso provinciale per il Partito della Rifondazione Comunista di Capitanata. Lo stesso si terrà, a cominciare dalle ore 10.00 presso la sede della Confesercente di Via Monfalcone nel Capoluogo. Tutti gli occhi del Gargano, in particolare quelli dei Comuni di Rignano Garganico, San Marco in Lamis e San Giovanni Rotondo sono puntati sul segretario uscente, Antonello Soccio. Ovviamente ne vorrebbero la riconferma, considerato che il personaggio non solo ‘mastica’ politica, ma ha dimostrato in ogni frangente di essere un leader lungimirante e all’altezza del compito, ora più che mai, scarseggiando di uomini e di idee.
Ma soprattutto perché ha l’età giusta e la maturazione per salire anche nelle cattedre superiori del suo partito. Lui per modestia è votato per tradizione culturale ed ideologica al nuovo e al rinnovamento, ma i suoi sostenitori sono di parere diverso e non amano affatto la ‘rottamazione tout court’ che tanto danno e confusione sta generando in ogni dove. Pertanto, sarebbero intenzionati a giocarsi fino all’ultima scheda la sua permanenza nell’incarico. Il Soccio divide la sua origine tra Rignano e San Marco in Lamis. Ecco la storia della sua famiglia originaria, vissuta a Rignano nel dopoguerra, dove è nato ed ha vissuto il padre Pierino fino alla sua emigrazione a Roma. La stessa è stata messa appunto da chi scrive, sospinto dall’amore verso la sua terra e la comunità con la quale ha trascorso quasi tutta la sua esistenza. << Talvolta la storia di un emporio alimentare o spaccio incarna e si confonde con quella di una intera comunità, specie quando il luogo di ritrovo – commercio è assai frequentato e il gestore riesce ad alimentare un ininterrotto e straripante fluido di simpatia.
Ecco la storia. Nel primo e secondo dopoguerra, quella di Giacinto Soccio ( nonno dell’interessato, da cui ha preso il nome di ‘Antonello Giacinto’) era una famiglia abbastanza nota a Rignano Garganico. Il capostipite, come la moglie Luigina e la figlia maggiore Carolina erano nativi di San Marco in Lamis. Prima di trasferirsi stabilmente in paese, la famiglia aveva trascorso alcuni anni della sua esistenza in quel di Torremaggiore, trovando sostentamento nella coltivazione di un loro piccolo fondo, in gran parte destinato alla produzione e commercializzazione di ortaggi. Una specialità della gente contadina del luogo, conosciuta in ogni dove. Forse si deve a questa prima esperienza l’idea di impiantare a Rignano un negozio per la vendita di frutta e verdura. Idea messa in atto attorno agli anni ‘30 nel basso sito ad angolo tra Corso Giannone e Via P.Antonio Fania, con ingresso dal Corso principale. Dopo i primi risultati positivi il cartello delle vendite fu esteso ad una miriade di altri prodotti alimentari e non, diventando ben presto un vero e proprio super fornito emporio.
C’era di tutto e bastava a tutti. Ovviamente per la povertà estrema di quegli anni, specie durante l’ultima guerra, la gente vi ricorreva normalmente a credito che veniva puntualmente segnato sul quaderno dal titolare, la signora Luigina, chiamata da tutti col nome del marito, appunto “Giaginte”. La famiglia era alloggiata al secondo piano di Via Fania, una casa signorile per quei tempi, affittatole sin dall’inizio da don Saverio De Maio, erede lontano dell’omonimo e ricco proprietario terriero che comprò per primo dal marchese Luigi Corigliano una consistente parte del Palazzo Baronale. Qui nacquero gli altri due figli del nostro personaggio, Nunziatina e Pierino. Mentre la prima trascorse quasi tutta la sua vita in negozio, aiutando la madre e poi sostituendola del tutto, allorché quest’ultima andò in pensione. L’attivismo dell’emporio si manifestò fiorente soprattutto nel periodo post bellico, allorché con il rientro dei reduci la popolazione si fece più numerosa ed esigente, grazie all’aumento vertiginoso delle nascite.
Basti pensare che nel 1951 Rignano, con i suoi 3300 abitanti toccò il massimo della sua storia demografica. Pierino si fece notare fin da ragazzo per la sua vivida intelligenza e passione per gli studi. Dopo le Elementari in paese, frequentò con profitto le medie e le superiori nella vicina San Marco. Ormai giovane, disdegnò il negozio e si diede da fare in lavori vari, specie in quelli di carta e penna. Fu impiegato per brevi lavori sostitutivi al Comune, nelle campagne di censimento. Diresse da capo squadra diversi cantieri messi su in quei tempi con i fondi dello Stato, ecc. Tutto questo gli permise di vivere abbastanza bene. Si distingueva dai compagni per la sua straordinaria eleganza. Scherzoso di carattere e bello di aspetto si faceva ammirare ovunque. Possedeva perfino una lambretta, forse l’unica del paese. Quando lasciò Rignano per trasferirsi definitivamente a Roma, per motivi di lavoro, furono in tanti a soffrirne. Il rapporto con il paese andò man mano spegnendosi fino a cancellarne del tutto la memoria.
L’ultima sua visita in paese risale al 1995. Venne in occasione del matrimonio contratto in quell’anno dal figlio Antonello Soccio, detto appunto Giacinto, con una sammarchese. Qui il figlio ritrovò il lavoro fisso che lui aveva invano cercato e vi si stabilì per sempre. Di questo Pierino fu vivamente felice e la vicenda lo consolò fino alla sua scomparsa, avvenuta alcuni anni or sono nella Capitale>>.