Antonio Del Vecchio
San Giovanni Rotondo, lunedì 13 marzo 2017 - E’ ritornato da poco in vetrina una delle opere poetiche tra le più avvertite di Giovanni Scarale. Si tratta del v.“I Canti Settembrini per Padre Pio”* . Una raccolta, quest’ultima, che racconta in poesia i principali fatti di cronaca ed anniversari legati alla figura ed opera del Santo, succedutisi per 42 anni di fila, dalla morte del Frate delle Stimmate, avvenuta il 23 settembre 1968 a tutto febbraio 2010. Periodo, quest’ultimo, che coincide con l’esposizione della statua lignea del “Bimbo di Betlemme” nella Chiesa di S.Maria delle Grazie, a San Giovanni Rotondo.
Non si va oltre anche perché da lì a qualche mese il poeta per antonomasia del Frate, scompare. Infatti, lo raggiungerà in cielo il 2 aprile, Venerdì Santo, giorno della morte del Signore, del medesimo anno, stroncato da un improvviso malore. Lo scritto, oltre ‘a fare storia’ con le rime, si accompagna di puntuali e lapalissiane note di cronaca, bene espresse, grazie al suo linguaggio asciutto di giornalista e di uomo che porge l’orecchio più al popolo che ai potenti di turno, compresi taluni altezzosi colleghi di scuola ed intellettuali in genere. Non a caso, a tutt’oggi è definito coralmente, assieme a Cristanziano Serricchio, a Francesco Granatiero ed altri, una delle ultime grandi ed autentiche “voci” del Gargano, della Puglia e del Mezzogiorno in generale, essendosi espresso, al pari di altri, anche con la lingua del popolo, il dialetto.
L’altro appellativo, col quale era noto ed amava talvolta fregiarsi con l’orgoglio dei fedeli discepoli è quello, come sopra accennato, di “poeta di Padre Pio”, essendo rimasto a lui sempre legato fin dai tempi del Liceo e degli studi universitari. Sentimenti e comunanza di idee e collaborazione proseguiti e rinnovati con tutti gli altri frati cappuccini, seguendo costantemente, tra l’altro, quando era presidente del Comitato di Gestione USL, la nascita e la diffusione dei Centri di Riabilitazione nei vari centri della Capitanata. Il libro odierno, rivisitato nella veste grafica con la figura in copertina del P.Pio del grande pittore”fiorentino” di adozione, ma sangiovannese di nascita e di famiglia, Antonio Ciccone.
Con lui e il fratello, Giovanni nutriva sentimenti forti, avendo trascorso la sua infanzia, a Pozzocavo, accompagnandosi spesso con loro, impegnati com’erano a quei tempi a seguire nelle ore extrascolastiche il padre, al pascolo del gregge. Luogo, quest’ultimo, dove sorge sul ‘campicello’ (così lo chiamava amorevolmente il poeta), ereditato dal padre Antonio, la sua ampia casa. Inoltre, il volume è reso ulteriormente interessante dalle illuminanti pagine critiche di Piero Mandrillo (prefazione) e di Adriana Notte (post fazione). Scarale è stato non solo un docente e letterato, ma anche un politico idealista che guardava alla miseria e ai problemi sociali che attraversano i suoi tempi ed è per questo che combatte senza mezzi termini il consumismo regnante anche negli ambienti vicini alla chiesa.
Ma non va oltre, perché come scrivono i due critici il “leit-motiv” alla base di tutti i suoi scritti è l’amore verso il prossimo, che intinge e contraddistingue il suo esempio di vita: Padre Pio. L’opera postuma in parola è stata fortemente voluta dalla famiglia, che, nonostante il tempo trascorso, ancora oggi lo piange e ne avverte il grande “vuoto” lasciato. Stato d’animo avvertito con la medesima intensità anche dagli amici e dall’intera comunità di San Giovanni Rotondo e dintorni. Tanto più che egli al momento della sua subitanea scomparsa era un letterato ancora attivo e proficuo: bastava uno spunto per muovere la sua inesauribile fantasia e creatività, illuminata costantemente dal suo ricco sapere. Chissà quante altre opere ci avrebbe regalato!