Antonio Del Vecchio
Rignano Garganico, domenica 26 febbraio 2017 - Battesimo di fuoco per il movimento “Rignano che Vorrei”. Forse sarà lista unica alle elezioni amministrative previste nella tarda primavera, a Rignano Garganico, ossia sarà condivisa ed appoggiata da tutte le forze politiche. E’ questo l’auspicio quasi corale che si sono fatto gli intervenuti alla presentazione ufficiale del movimento, svoltasi, ieri sera, nella sala consiliare, gremita di pubblico sino all’esterno del municipio.
Dopo la sintetica e succosa premessa fatta da Leonardo Vigilante, in veste di moderatore e di ‘consigliere anziano’ , più che per l’età, soprattutto per la sua maturata esperienza nel campo politico-sociale e del lavoro, ha dato la parola a Nicola Gentile, provetto avvocato ed agricoltore. Quest’ultimo, ha spiegato il perché della costituzione e scesa in campo del movimento: rinnovamento a tutto campo sia in termini di uomini, sia nel modo di concepire e far politica. Tutto questo per evitare che la stessa diventi un mestiere come gli altri e non una scelta di popolo e quindi carica”onoraria”, passando poi ad illustrare il simbolo e ad elencare i principali obiettivi da perseguire, primo fra tutto quello dello sviluppo dell’agricoltura, l’unica risorsa in crescita capace di rinnovarsi e di dare lavoro alla gente e ai giovani in particolare (rapporto Ismea). C’è poi il turismo nel suo complesso, cioè basato sulla bellezza del paesaggio, l’aria pulita, la valorizzazione del centro storico e , attraverso il Museo e gli innumerevoli reperti paleolitici di Grotta Paglicci. Nel prendere il microfono, Pasquale Longo, giovane operaio, ha scandagliato le condizioni sociali ed esistenziali della comunità, auspicando una collaborazione stretta tra anziani e giovani. Quindi, ha suggerito una politica nuova nei confronti della scuola e nel sostegno alle fasce più deboli della popolazione.
Lo ha seguito a ruota Venanzio Ponziano, figlio di militante e consigliere comunale socialista, nonché nipote del suo omonimo nonno, primo sindaco del piccolo centro, sotto i medesimi colori, negli anni ‘20. Egli ha puntato l’indice sull’impellente necessità della moralizzazione dell’azione politica, che va sostenuta con forte credo ed impegno, tirando in ballo l’insegnamento e l’esempio di vita lasciatoci da Berlinguer e Che Guevara. Sono seguiti gli interventi dalla platea. A prendere la parola per primo è stato l’ex-sindaco della cittadina e politico di lungo corso, Nicola Saracino, il quale ha auspicato la necessità della più stretta collaborazione tra le varie esperienze maturate in campo, per puntare alla soluzione dei problemi, primo tra tutti quello della disoccupazione giovanile. Quindi, è salito in cattedra chi scrive, ricordando la stagione di rinnovamento vissuta alla fine degli anni ’70 dalla cittadina in campo politico ed amministrativo, facendola diventare presto un paese modello ed esempio da seguire nelle diverse realtà del Promontorio e della Capitanata.
Quindi, ha invitato i giovani al ricorso dell’analisi storica, l’unica capace ad illuminare le vicende politico-amministrative, di conoscere gli errori e ad impedirne il ripetersi. Sulla stessa lunghezza d’onda si è inserito Matteo Stanco, coordinatore dell’Udc del posto, che ha sottolineato che la storia è maestra di vita e quindi va studiata ed approfondita per la crescita delle presenti e future generazioni. Si è detto pronto a dialogare serenamente con tutti, anche in campagna elettorale. Michele Longo, in virtù della sua duplice esperienza di lungo corso in campo politico - sindacale e quale uomo di chiesa, ha elencato ad uno ad uno le problematiche da affrontare sia a livello di metodo che di contenuto, auspicando l’unità e la valorizzazione dell’associazionismo
ricordando poi uomini e famiglie protagonisti del passato politico, quali: il dc Luigi Gabriele Draisci e poi i Russo, i Pellegrino, i Nisi, vicini al PCI, nonché Carlo Battista (ex sindaco socialista). Nel novero vanno aggiunti altri, come il comunista Giovanni Tusiano (primo sindaco comunista) i socialisti Pasquale Campanale e Giuseppe Partipilo, che nel tumultuoso dopoguerra hanno rischiato spesso la galera per difendere i diritti e la libertà del popolo sovrano dalle angherie dei padroni e dei governanti di turno. Altrettanto hanno lavorato in modo esemplare per il bene comune i Mario Stilla, i Vincenzo d’Atti e tanti altri ancora. Che dire, poi, della figura ed opera del compianto Antonio Aniceto, alias “Zamperletti” (dal nome del Ministro della Protezione Civile), sempre pronto ad intervenire e a soccorrere il prossimo in caso di calamità e di bisogno?