Antonio Del Vecchio
Rignano Garganico, mercoledì 4 gennaio 2017 - “ Tutte li fiste jèssere e nenèssere Pasque Epifanìje maje ‘nge venèsse” (Tutte le feste vadano e vengano, Pasqua Epifania, mai ci venisse!). È un detto superstizioso, assai noto tra le persone anziane del paese, come i racconti che ad esso s’ispirano. Non a caso la sera tra il 5 e il 6 gennaio, in virtù di una antica tradizione si continua ad apparecchiare la tavola con un pezzo di pane, la bottiglia dell’acqua, le posate, ecc. come si fa normalmente negli altri giorni o quando si ha un ospite in casa.
Tutto questo perché fermamente convinti che a mezzanotte in punto verranno a trovarci i nostri cari Defunti, per rifocillarsi e respirare l’aria di casa fino al primo spuntare del giorno, allorché ridiventano ombre invisibili. Un’altra credenza riguarda la Processione dei Morti, che si concretizzerebbe, secondo l’immaginario collettivo, a cominciare dalla mezzanotte, a cui è vietato assistervi. Chi lo fa muore! Al riguardo circolano racconti a non finire, tramandataci dalle precedenti generazioni. Di essi ne abbiamo raccolto uno, raccontatoci da Angelo Resta (classe 1910), da noi intervistato alcuni anni prima che morisse.
Ecco la sua testuale versione: << …Raccontava mia madre che a Pasqua Epifania* si facevano le stesse funzioni (religiose) della notte di Natale e più belle ancora. Una comara di mia madre, mentre andava a casa sua, passava per il Purgatorio (la chiesa e l’omonima via). Vide che la chiesa stava aperta e pensò: “Vedi si dice già la messa! Entro e me la sento ancora un poco. Ed è entrata. Come è entrata ha visto una comara sua che era morta. Pensò: “ la comara è morta e sta qui!?”. La comara morta andò da lei e le disse: “Vattene via, altrimenti la chiesa si chiude e resti dentro!” Era la mezzanotte. Questa se ne è uscita: come se n’è uscita si è serrata la porta ed è rimasto un lembo della gonna nella porta e si è strappato…Raccontano – continua Resta – che la notte di Pasqua – Epifania esce la processione dei morti.
C’era un pastore in campagna, alla proprietà di don Antonio De Maio. Doveva portare nel giorno della festa, un capretto al padrone, ammazzato e preparato la sera prima…Si è svegliato e ha visto che c’era la luna piena, come un “cuore di mezzogiorno” Disse: “Mamma mia si è fatto giorno, adesso che vado dal padrone che cosa mi deve dire?. Prima di orologi non se ne usavano, non ne tenevano, Questo prende il capretto, se lo mette addosso e sentito suonare la campana: don don . “Madonna – ha detto – è mezzogiorno!”.
Invece, era mezzanotte. Allora ecco che vede scendere la processione da sopra, veniva dalla via di San Rocco. Come è arrivata vicino eccoti che vede il compare che andava davanti a tutti , ché portava la croce…Quello era morto per ultimo….Mi piacerebbe sapere se sono veri questi fatti! Si è fermato vicino e ah detto: “Compare e tu che vai facendo?”. Si è messo la mano alla fronte e ha detto: “Ah, questa è la processione di Pasqua-Epifania!”. Se ne è andato alla casa, ha raccontato tutto alla moglie ed è morto. I morti andavano in fila, con le candele accese…Dove andavano a finire? Nessuno lo sa…!>>
N.B. *Racconto-intervista tratto dal v. Natale tra ieri e oggi / Tradizioni, usi e costumi di Rignano Garganico di Angelo Capozzi e Antonio Del Vecchio, pp. 105 – 106, Regione Puglia, 2000