Mario Ciro Ciavarella Aurelio
San Marco in Lamis, lunedì 24 febbraio 2020 - Ciò che non troviamo su questa terra lo cerchiamo Altrove. Cerchiamo Altrove. Un Altrove che è sempre verso il cielo. Molto distante dagli umani: qui è difficile lasciare da parte la nostra “costituzione fisica” per elevarci ad esseri più senzienti e meno materiali. Andiamo verso le stelle, il luogo forse da dove siamo arrivati. Spesso si dice: siamo figli delle stelle, considerando la panspermia come l’ipotesi più attendibile di come siano giunti sul nostro pianeta i primi mattoni che hanno generato la vita.
Il silenzio, poi, è un altro elemento che ci conduce verso il nostro mistero più grande. Quello che ci rende capaci di pensare: esseri senzienti che non riescono a capire tutto. Ma che cercano di farlo. E più ci impegniamo, e più altri misteri si affacciano nelle nostre menti. E più in alto ci sarebbe Solaris: un ipotetico pianete dove la vita e la morte sembrano incontrarsi. E farsi domande a vicenda. Senza risposte.
“Solaris” (2002) di Steven Soderbergh, con George Clooney. Non è un film di fantascienza, anche se lo sembra. Ma esplora la nostra voglia di recuperare. O meglio, di avere un’altra possibilità, dopo quelle “perse” durante la vita. Questo pianeta sembra avere la capacità di farci rivedere gente che non c’è più, con la quale abbiamo avuto a che fare tempo prima: quando era in vita! Un pianeta quasi divino che ci proietta nella mente, la Misericordia, del “dopo errore”. Ci dà la possibilità di rifare da zero, o quasi, quello fatto in precedenza.
Senza dubbio sono illusioni, anche se servono per farci vivere meglio. Come i ricordi. Senza i quali nessuno avrebbe la voglia di andare avanti. Come il protagonista del film, uno psicologo, che viene inviato su una piattaforma che ruota intorno al pianeta Solaris. Lì, oltre a capire di trovarsi in un posto dove ci sono stati anche degli omicidi tra i membri dell’equipaggio, rivede sua moglie. Morta un anno prima. Ma non capisce subito quello che gli sta accadendo, e rivive con lei i momenti più belli.
Sta parlando con un’emanazione spirituale di lei: il passato non può tornare indietro, e quello che è stato fatto, nel bene e nel male, rimane. Anche nella nostra mente. Però Solaris ci dà la possibilità di immaginare, di ripensare, di elaborare. In sintesi di rifarci un’altra vita, anche se virtuale, a nostra immagine e somiglianza. E pensare che le vite, in fondo, vengono vissute soprattutto con la nostra mente. Quello che c’è stato rimane “sul campo”. Ma quello che poteva esserci… ce lo immaginiamo sempre più bello. E meno male!!
Mario Ciro Ciavarella Aurelio