Mario Ciro Ciavarella Aurelio

San Marco in Lamis, mercoledì 8 gennaio 2020Ma chi è stato a mettere in giro la voce che l’ultimo film di Checco Zalone non fosse bello? Non è molto comico, ma è bellissimo! Il personaggio furbo, falsamente ingenuo, scansafatiche, sguaiato, disadattato socialmente c’è sempre. Solo che questa volta il suo raggio d’azione non è solo l’Italia soprattutto al Sud, ma la storia si svolge nel Sud del Mondo: in Africa.

Da dove, il nostro “eroe”, cerca di ritornare in Italia dopo che una guerra civile l’ha quasi ucciso. Ma lui in Italia non può ritornarci, altrimenti trova i funzionari del fisco dietro la porta di casa sua, per debiti protratti da una precedente attività lavorativa andata male. Ma poi ritorna suo malgrado. Non è un film politico: la stessa storia la si poteva ambientare in qualsiasi posto disagiato del mondo, i due terzi della popolazione mondiale vive in povertà!

Ma è solo una riflessione anche comica sull’essere umano: nella vita ci vuole unicamente e straordinariamente culo!!!! Iniziando da dove si nasce. E dove si nasce, per molti africani, la decisione è stata presa da alcune cicogne… strabiche, che non hanno depositato il prezioso fardello (con bimbo dentro) in posti migliori del Continente Nero (ma anche in Asia non se la passano bene…) E tutto questo ci viene spiegato simpaticamente proprio alla fine del film. Quando Zalone viene proiettato in uno straordinario cartone animato, circondato da bambini, cicogne e tutto ciò che in Africa gira intorno.

Purtroppo il giudizio negativo dato da molti si basa sul numero esiguo di battute del comico: se il cinema fosse questo, staremmo proprio a posto!!! Dovremmo portarci dietro un pallottoliere per contare quante battute ci sono in un film comico. E magari anche quanti morti in un film drammatico. E quanti litri di sangue in un film di guerra.

Il cinema non deve… dare numeri. Come il teatro e la musica. Quello che interessa all’autore della storia è lasciare qualcosa dentro gli spettatori appena si riaccendono le luci in sala. Le riprese straordinarie in questo film soprattutto nel deserto, danno un tocco che va oltre lo Zalone spaccone dei film precedenti. Lo Zalone che arranca, che soffre e che non piange ma poco ci manca, potrebbe oltrepassare anche l’Oceano: potrebbe essere il film giusto per dare al comico pugliese un tocco internazionale.

Gli americani che non stanno a contare le battute (che non capirebbero nemmeno, visto che sono quasi tutte “locali”), se producessero una loro versione di questo film, avrebbero un’ottima intuizione. “Tolo tolo” ha un respiro internazionale: lo capirebbero in tutto il mondo, come dappertutto si capisce benissimo il problema irrisolvibile dell’immigrazione.     

Infatti nel film Zalone non dà nessuna soluzione su come fare o non fare arrivare africani in Italia. Anzi verso la fine del film, un falso regista che avrebbe diretto il film appena visto, caccia letteralmente gli attori neri che hanno recitato, dicendo: “Il film è finito, adesso potete ritornare in Africa”. Atroce. Ma è una pura realtà.

E poi, come si può fare un film completamente comico su problemi seri come: la guerra, la povertà, l’immigrazione, e la sfortuna di nascere dalla parte sbagliata? O lo si fa come ha fatto Zalone, oppure non lo si fa. Ma nel dubbio meglio che Checco Zalone l’abbia fatto!!  

 

Mario Ciro Ciavarella Aurelio