Mario Ciro Ciavarella Aurelio
San Marco in Lamis, lunedì 30 12 2019 - Già partendo da questo presupposto, mi viene voglia di dire che il teatro popolare non può esistere. Invece esiste il cinema popolare e la letteratura popolare. E allora perché il titolo del presente articolo è quello? Perché spesso quando si mette in scena una commedia teatrale si pensa subito al popolo!! (e anche alla possibilità di fare un incasso straordinario, prodotto sempre dal popolo).
Il teatro a differenza di altri modi per intrattenere il popolo ha un qualcosa di diverso: ha la Quarta Parete. Un "muro" immaginario, posto di fronte al palco di un teatro, attraverso il quale il pubblico osserva l'azione che si svolge nel mondo dell'opera rappresentata. La quarta parete fa parte della sospensione del dubbio esistente tra un'opera di finzione e lo spettatore.
È come se fosse una sorta di limbo, dove i personaggi della commedia e gli spettatori “interagiscono” unicamente con le proprie esperienze di vita. Immedesimazione, o addirittura quasi la voglia di salire sul palco per cercare di “correggere” quella storia rappresentata. Vedete quanto è molto più complesso il teatro rispetto ad altre forme di intrattenimento?
Il teatro ha un palco minimo, che non può permettere di espandere troppe idee: il soggetto deve essere pensato solo per pochissimi ambienti, normalmente due. Non è un film dove le scene possono essere girate in decine di location, oppure un libro dove lo scrittore può scrivere tutto quello che vuole, non avendo limiti di spazio e di azioni temporali.
Il teatro è diverso: è nato sia prima della scrittura che del cinema, e non è poco. Di rappresentazioni teatrali se ne contano milioni, penso; anche un semplice rito tribale eseguito dai primi homo sapiens può essere considerato una rappresentazione teatrale che trasmetteva dei messaggi di speranza o atti di fede verso un dio che nessuno vede da sempre.
Il cabaret e il varietà sono altre forme di spettacolo che non possono essere definite teatrali, anche se spesso si svolgono nei teatri. La cosiddetta commedia teatrale (oppure una tragedia) ha l’obbligo di andare oltre sia al semplice sketch (o tanti messi uno dietro l’altro), e anche oltrepassare il varietà sotto forma di “storia vissuta”. Il teatro spesso è “triste”, nel senso che quando lo spettatore esce fuori dalla sala ha più dubbi che certezze sulla vita. Il teatro non dà certezze, non dà tante speranze, non risolve problemi, non dà verità. Ma mette in scena la vita nuda e cruda così com’è.
E se uscendo da un teatro non abbiamo assistito ad una storia che ha le caratteristiche sopra descritte, abbiamo applaudito non ad una rappresentazione teatrale, ma ad una recita scolastica…
Mario Ciro Ciavarella Aurelio