Mario Ciro Ciavarella Aurelio
San Marco in Lamis, venerdì 27 dicembre 2019 -Ma quanto dura il Pinocchio di Matteo Garrone che è in sala in questi giorni? Io non l’ho capito! Su Wikipedia dura 125 minuti, sul Corriere della Sera, 185 minuti; quello che ho visto io in sala è durato poco più di un’ora e mezza. Ed è stato un tempo poco riempito da momenti memorabili. Quello che scrivevo giorni fa purtroppo è stato confermato dalla visione personale su un altro film sul burattino di Collodi. Non va!
Non vanno alcune cose essenziali: i personaggi del Gatto e la Volpe sono completamente fuori luogo e inquadrati malissimo, il Mangiafuoco di Gigi Proietti semplicemente anonimo nei suoi pochissimi minuti di apparizione, dialoghi affrettati e poco contemplativi senza pause che potessero far nascere il dubbio in Geppetto su quello che stesse succedendo al ceppo di legno, un Paese dei Balocchi poverissimo ancor di più della casa di Geppetto, il personaggio di Lucignolo che tutto sembra tranne che furbo e cattivo, e fermiamoci qui!
Sembrava un Cristo si è fermato a Eboli delle favole, dove si racconta la povertà in un’Italia di fine ‘800. Pochi momenti che si ricorderanno, come l’albero con le monete che ci crescono sopra, il giudice gorilla che mette in carcere solo gli innocenti, e il trucco (make up) straordinario stampato sul viso dell’attore che interpreta Pinocchio.
È sembrato come se ci fosse stata fretta nello scrivere una sceneggiatura che non regge il ritmo della storia di Collodi, eppure gli sceneggiatori hanno il dovere di “girarci intorno” a soggetti già scritti da altri. Con arricchimenti dialettici e trovate che non devono stravolgere la storia, ma dare degli spunti di riflessione.
Sono le pause che sono mancate: sono quelle che creano il pathos giusto, storie come quelle di Pinocchio ad un certo punto diventano teatrali. La Fata Turchina è un ottimo soggetto per far fermare per un po’ gli orologi e starla a sentire, mentre redime più volte il burattino. Lo stesso dicasi del Grillo Parlante: non deve essere monotòno e noioso nel suo modo di fare, quando consiglia a Pinocchio come comportarsi, ha ripetuto sempre lo stesso concetto almeno tre volte in occasioni diverse.
La caratterizzazione dei personaggi di Collodi, in questo film non sono stati ben delineati: c’era bisogno di più coraggio nel presentare la Fata, il Grillo, e il Gatto e la Volpe come soggetti sui quali girava quasi tutta la storia. La Redenzione, la Coscienza, la Cattiveria non si sono né visti e nemmeno sentiti nel film di Garrone; ma tutto è scivolato via nel giro di poco più di un’ora.
Benigni che interpreta Geppetto poteva impegnarsi un po’ di più: non era disperato per niente!! Forse quello più bravo è stato proprio il ragazzino che interpreta il burattino: Federico Ielapi, che si è sottoposto al trucco ogni volta per quattro ore per diventare un pezzo di legno. È andata così, sarà per la prossima volta con una nuova versione cinematografica di Pinocchio. Ma penso che aspetteremo un bel po’: per avere ottime idee non è sempre facile.
Mario Ciro Ciavarella Aurelio