Mario Ciro Ciavarella Aurelio
San Marco in Lamis, domenica 22 dicembre 2019 - Perché è difficile fare un Pinocchio “diverso”? Nel senso che esca fuori un po’ dagli schemi letterari come Collodi ha magistralmente messo nero su bianco? L’unica eccezione è quella del regista Luigi Comencini, quando nel 1972 mise in scena lo sceneggiato televisivo “Le avventure di Pinocchio” Con un cast straordinario: Nino Manfredi (Geppetto), La Fata Turchina (Gina Lollobrigida), il Gatto e la Volpe (Franco e Ciccio), il giudice (Vittorio De Sica), Mangiafuoco (Lionel Stander) e tanti altri.
Durata della miniserie televisiva: sei puntate per un totale di 280 minuti. Per arrivare a raccontare per oltre quattro ore la storia del burattino, evidentemente c’è voluta un’ottima sceneggiatura, altrimenti non regge tutto il racconto di Collodi. Quindi, dobbiamo partire da questo concetto: tutti i film hanno bisogno di straordinari scrittori, che mettano sulle labbra degli attori le parole giuste da far giungere gli spettatori.
Dobbiamo anche dire che di film su Pinocchio non ne sono stati girati poi così tanti. Come “Le avventure di Pinocchio” (1947) di Giannetto Guardone, dove il libro di Collodi viene letteralmente letto durante le riprese: quindi nulla! Il Pinocchio di Roberto Benigni che nessuno vuole ricordare, forse neanche il regista stesso, girato nel 2002. Assolutamente inguardabile!
Il Pinocchio della Disney del 1940, il paese del burattino è in Germania(!?), e il tutto si riduce come trama ad insegnare ai bimbi a lavorare(!?) per essere felici. E arriviamo al Pinocchio degli ultimi giorni: quello di Matteo Garrone, che alcuni critici alla prima visione gli danno semplicemente un 5 come voto! Ed è poco.
E allora, perché è così difficile fare un ottimo film su Pinocchio? Forse perchè il soggetto è scritto fin troppo bene: Collodi forse a sua insaputa ha scritto un capolavoro, dove non bisogna nè aggiungere e né togliere. Quando si tratta di girare un film su Gesù, le interpretazioni sono tante: quella dei cattolici, dei protestanti, e anche dei musulmani. E quindi lì si che ci si può sbizzarrire nel dire quello che in verità il Maestro disse e pensò! È strano ma è così: sui testi sacri le fedi sono tante, ma quando si parla di letteratura, è difficile scrivere “cose strane”. C’è il rischio che tutta la storia non venga accettata o addirittura nemmeno capita dal pubblico.
La storia di Pinocchio è abbastanza complessa: si va dal romanzo di formazione, a quello di una consapevolezza della vita come delle tappe obbligate alle quali nessuno può sentirsi escluso: nascita, crescita e morte. E in mezzo a questi paletti, c’è Pinocchio che soprattutto sbaglia. E lo fa anche in modo consapevole. Sbaglia volendo! sbagliare. E alla fine muore!!
La versione originale della storia del burattino è che muore impiccato ad una quercia dal Gatto e la Volpe. Dopo la prima pubblicazione, Collodi venne costretto dall’editore a correggere tutto: Pinocchio diventa buono e da burattino si ritrova ad essere un bambino in carne ed ossa, e buono!! Se lo stesso Collodi ha dovuto cambiare il finale, è come dire tutta la storia. Figuriamoci registi e sceneggiatori a cosa andrebbero incontro se decidessero di cambiare, non dico il finale, ma alcuni momenti chiave del racconto.
Invece di andare nel Paese dei Balocchi, Pinocchio magari frequenta diligentemente la scuola e diventa il primo della classe!! Oppure, va da Mangiafuoco e insegna a tutti i burattini a leggere e scrivere! Licenze “poetiche cinematografiche” del genere, non verrebbero accettate da nessuna fetta di pubblico! Vedete, la storia di Pinocchio è quella: ed è impossibile che si riescano ad ottenere dei risultati straordinari, se non seguendo quasi letteralmente quello che è stato scritto dall’autore.
La bravura degli sceneggiatori, però, potrebbe fare un minimo di differenza, come nel caso del film di Comencini. È dalla parola che nasce il film prima di tutto, poi ci sono le scenografie, la recitazione. Ma il tutto nasce dalle idee! Girarci intorno con le parole può rendere tutto più accettabile, anche se dal testo originale ci si allontana di poco.
Adesso non ci resta che aspettare il Pinocchio del regista Guillermo del Toro. Le prime indiscrezioni date dallo stesso regista dicono che la sua storia molto personale su Pinocchio somiglierà a quella… di Frankenstein di Mary Shelley(!!??) e il tutto sarà ambientato in Italia durante il Ventennio fascista(!!??)
Non voglio sapere di più…
Mario Ciro Ciavarella Aurelio