Mario Ciro Ciavarella Aurelio
San Marco in Lamis, sabato 14 dicembre 2019 - Chi poteva immaginare che oltre al cuore ci vuole anche tanto altro. Per lasciarti portare. O meglio, trasportare. I nostri sentimenti come la nostra indole vengono trapassati da sempre da linee continue che non ci lasciano mai, e che trafiggono soprattutto i nervi, che ci danno la possibilità di muoversi e agire. Anche pensare. Il pensiero è comunque legato sempre alla nostra personalità: è sempre genetica, fisica e non.
Movenze che ci vengono regalate da un cervello dove abita tutto il mistero degli uomini: è lì che c’è tutto quello che siamo. E da quell’organo poi il tutto si dipana verso qualsiasi altro organo del nostro corpo. Se il cervello non va, tutto il resto ne risente. E i sentimenti, le emozioni, la nostra personalità nulla possono contro una “divinità” avversa che ha deciso di accanirsi contro alcuni da sempre. E contro altri verso la fine.
Susanna Tamaro, vive dalla nascita con la sindrome di Asperger. Potremmo fermarci qui. Magari dare la definizione di questa patologia, e poi basta. Però noi andiamo avanti, e diciamo tutto! oltre alla patologia. Chi ne è affetto non è pazzo. Anche se lo sembra. È una forma di autismo che si sviluppa e diventa grave nel tempo. E non c’è niente da fare!
Il cuore della Tamaro, come quello di tanti altri che hanno dato priorità alle loro vite, mettendo in prima linea gli aspetti più nobili degli uomini, ha sempre sopportato tale “disdetta genetica”. Anche quando ha scritto il suo libro più famoso, “Va’ dove ti porta il cuore”, il suo organo più eletto era già ammalato, di conseguenza. Come quando scriveva: “Fare errori è naturale, andarsene senza averli compresi vanifica il senso di una vita”. Sensi di colpa, forse è lì che bisogna scavare nell’animo umano, quando qualcosa non va: forse quell’errore siamo proprio noi. La capacità di noi umani di distinguere, spesso non ci aiuta a dare dei significati univoci da quello che siamo: sarà superbia?
“Il cuore ormai fa subito pensare a qualcosa di ingenuo, dozzinale. Nella mia giovinezza era ancora possibile nominarlo senza imbarazzo, adesso invece è un termine che non usa più nessuno.” I sentimenti messi a nudo: forse è uno degli aspetti che ci terrorizza, che blocca. Soprattutto per il giudizio degli altri. Essere romantici e chiudere gli occhi quando si ascolta qualsiasi cosa che piace, potrebbe essere sintomo di debolezza. Come la debolezza che la Tamaro sente dentro di sé quando piange, urla, quando butta tutto all’aria. Non perchè abbia voglia di farlo: è Aspergen che glielo ordina!
Gli attimi. Sono quelli che spesso da Susanna vengono messi in discussione o considerati per troppo tempo. Sono gli attimi che fanno la differenza tra la vita e la non vita. Un po’ prima o un po’ dopo. È in quell’interstizio che si sono consumate tragedie come gioie. L’unità di tempo dell’umanità è l’attimo!
La sindrome di Aspargen non conosce gli attimi: non ha tempo di lasciarti pensare e decidere se correre, gridare, afferrare, litigare, siano attività dell’animo umano buone e giuste. No! Non ti dà un minimo di tregua. E il cuore ne soffre: è indeciso su cosa fare. Su cosa sia giusto o sbagliato.
Il cuore della Tamaro non esiste. Non ce l’ha mai avuto. È stato solo una sua considerazione. Un dettaglio che lei ha posizionato al centro del petto. E per ascoltarlo abbassava il suo viso sulla spalla sinistra, dove dicono che batta. Anche se lo sentiva, Tamaro, il suo cuore non c’era: era stato, sostituito da sempre da una patologia che nel tempo le hanno dato un nome. Ma non una cura. Forse perchè gli stati d’animo comandati dalla mente, non hanno voglia di essere curati.
Ma vivono di istinto. Senza divinità a cui rivolgersi. Solo Natura. E basta!
Mario Ciro Ciavarella Aurelio