Mario Ciro Ciavarella Aurelio
San Marco in Lamis, giovedì 14 novembre 2019 - Tanto tempo fa si poteva uccidere per amore! Non chi si amava, ma l’amante di chi si amava! Però si doveva ammettere il tradimento! In modo tale che l’uomo tradito potesse essere giustificato nell’aver ucciso l’amante della moglie. Sveliamo subito il finale del film “Catene” (1949) di Raffaello Matarazzo, con Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson.
Questo film l’ho visto almeno 20 volte!! Circondato da parenti (tutte donne) che tifavano per Amedeo Nazzari, il “falso” tradito dalla moglie. E allora, se non è stato tradito dalla sua donna, perché ha ucciso l’amante della moglie? (mannaggia ai matrimoni…)
Il discorso è lungo e complesso. Iniziamo dalla fine: il delitto d’onore venne tolto in Italia nel 1981. Prima di allora gli omicidi per amore o qualcosa che gli somigli, venivano analizzati punto per punto, e si teneva in considerazione sopratutto “lo scatto d’ira” del coniuge quando scopriva sua moglie insieme all’amante!! (lo scatto d’ira penso che sia d’obbligo in situazioni del genere, a meno che il tradito possa dire ai due amanti: scusate il disturbo, passo più tardi…)
Facciamola breve: c’è un marito e una moglie, ad un certo punto arriva per caso nel garage di lui, che è un meccanico, un vecchio amore di lei. Il vecchio amore e l’amore attuale di lei si mettono in società. Lei implora il vecchio amore di lasciar perdere quell’accordo con il marito e glielo dice in un albergo dove si sono dati appuntamento. All’improvviso e l’incoscienza arriva il marito, li vede insieme e capisce male, e uccide il vecchio amore, poi scappa in America.
L’avvocato che segue la vicenda dolorosa dei due coniugi, suggerisce a lei di dichiararsi davanti al giudice fedifraga (bello questo termine!): solo in questo modo il marito sarà scagionato dall’accusa di omicidio, avendo fatto un delitto d’onore. Ma in realtà lei non è una donnaccia (altro termine caduto in disuso), ma si è finta tale per salvare la famiglia. Fine della tragedia. Ma tutti vissero felici e contenti: lei, l’attuale amore e i due figli.
Il tutto ruota sui sentimenti: è giusto o no far fuori colui o colei che tradisce, però colti in flagranza di reato? Non dipende tanto da noi, ma da quel momento particolare. Solo da quel momento e non da altri, in cui si viene a conoscenza del “fatto grave”. Se sia giusto o meno uccidere una persona in situazioni del genere, non sia la legge a decidere, ma la propria coscienza: come può un giudice giudicare lo stato d’animo degli altri??
Mario Ciro Ciavarella Aurelio