Mario Ciro Ciavarella Aurelio

San Marco in Lamis, venerdì 8 novembre 2019 - Nel mondo dello spettacolo facilmente si scende la lunga scalinata della notorietà salita in poco tempo. Anni prima si è in cima, e dopo pochi anni ci si ritrova a fare delle scelte di dubbio gusto non per poter vivere, ma sopravvivere. La stranezza di certe vite è la casualità che detta i giorni che trascorrono: non c’è una logica umana, ma solo il frutto del caso e delle persone che si incontrano.

Le vite degli altri condizionano spesso le nostre: le capacità individuali sono poco inerenti a quello che ci viene incontro. Cantanti, attori, artisti e tutto ciò che non fa parte del “vivere quotidiano” ne sanno qualcosa: decidono poco, rimettono le loro decisioni in mani altrui. Agostina Belli, Claudio Lippi, Leopoldo Mastelloni, Luciana Turina, Franco Califano e tanti altri, hanno avuto delle vite diciamo disordinate, ma anche non fortunate ad incontrare le persone giuste. Lo stesso dicasi di Lilli Carati, attrice.

Diciamo subito che non è stata una grande attrice, ma una piccola diva che durò per alcuni anni in ambito cinematografico. Un’unica possibilità di proporsi come attrice di un certo livello l’ebbe con il regista Pasquale Festa Campanile che la diresse in “Il corpo della ragassa” (1979), tratto dal romanzo di Gianni Brera. Quello poteva essere un punto di partenza per Lilli Carati per lasciare il genere “eroticomico” tipico del cinema italiano degli anni ’70 e ’80. Risale a questo periodo il ricorso di Lilli Carati all'abuso di droghe, in particolare di eroina, che la emarginò dalle scene.

Nel 1981 fece una controversa apparizione nel programma televisivo di Rai 1 TG l'una, in evidente stato di alterazione dovuto alla cocaina e all'eroina. E da quel momento fu la fine. Il guaio di alcune persone che vivono un disagio soprattutto psicologico, è quello che non vengono seguite da nessuno, vengono lasciate al loro destino. Ci sono stati attori, cantanti che hanno avuto il supporto umano di gente che gli hanno voluto bene e si sono ripresi senza problemi. Lilli Carati da quel momento di tossicodipendenza è stata catturata nel giro di una “prostituzione cinematografica”: la si vede su giornali esplicitamente pornografici come “Le Ore” e in film dove si ritrova a “recitare” con Ilona Staller, Moana Pozzi, Rocco Siffredi. Il tutto nel giro di pochissimi anni, forse mesi.

Tentò una prima volta il suicidio il 10 maggio 1988, dopo l'arresto per detenzione di eroina. Mise in atto un secondo tentativo, nel maggio 1989, quando si lanciò dalla finestra della camera da letto in casa dei suoi genitori, in preda a una forte depressione per il fallimento dei suoi tentativi di disintossicarsi. Alla fine ebbe la meglio la malattia non solo fisica di Lilli, ma anche quella mentale: a 58 anni muore. Nonostante più volte abbia cercato di ritornare dietro ad un ciak per riprendere a recitare: quando alcuni registi seppero del suo stato di salute ormai compromesso, cercarono di aiutarla.

Ma ormai era troppo tardi.

 

Mario Ciro Ciavarella Aurelio