Mario Ciro Ciavarella Aurelio

San Marco in Lamis, venerdì 4 ottobre 2019 - Tanto tempo fa, girando intorno alla fontana nella foto, riuscii a vedere inciso il giorno dell’inaugurazione: 15 agosto 1970. Prima di allora in quella sede c’era un’aiuola molto più piccola della base della fontana “colorata”. La fontana di “mez lu chian” venne costruita durante  l’amministrazione Napoleone Cera, e durò per una trentina d’anni. Quando, amministrazioni successive, decisero di toglierla per sostituirla con il porticato di Portoghesi. Che non vide mai la luce: sembra per calcoli sbagliati.   

Il porticato avrebbe compreso “troppa” piazza, e di conseguenza avrebbero eseguiti lavori straordinari per ritagliare di qua e di là il “contorno” di Piazza Europa. Per poi ottenere il risultato che è davanti ai nostri occhi: in piazza c’è una rotatoria con un mini obelisco, e una fontana anonima più decentrata che non dà segni di vita da un po’ di tempo. Una soluzione di ripiego, lo sappiamo, per sostituire l’intera “piazza Portoghesi”. Molto probabilmente il mini obelisco posizionato al centro della piazza sarà sostituito da un’opera dell’architetto Antonio Pio Saracino, che ha realizzato opere in tutto il mondo.  

Andando molto indietro nel tempo, prima ancora della “fu-fontana” in oggetto, nel 1930 al centro della piazza c’era addirittura un chiosco di bibite e soprattutto della rinomata orzata prodotta da Angelo Bonfitto (“Frusculicchie”). Tale punto vendita di gelati e granite rimase lì fino al 1950, e da quell’anno il figlio Michele lo trasferì nell’attuale posto: a fianco della SITA. Dal 1988 il chiosco diventa di proprietà di Saverio Giuliani (“Ughetto”), che fin da piccolo aiutava lo zio Michele Bonfitto a vendere gelati e dolciumi. Con la gestione di Saverio, il chiosco venne ulteriormente ingrandito.
 
Il chiosco originale di “Frusculicchie” venne spostato dal centro della piazza al posto dove vende Saverio, poiché in quella zona iniziavano i lavori per sviluppare l’arteria stradale nazionale. Parliamo dei primi anni ’50, e quindi si doveva fare spazio alle auto che iniziavano a transitare anche nel nostro paese. Quando venne sistemata la fontana che tutti ricordiamo, la prima cosa che venne fatta da molti è stata la foto ricordo!! Ci si abbigliava come nei giorni festivi, con lo shampoo fatto, e ci si parava davanti alla fontana, con le mani ai fianchi. Era difficile riconoscere a primo colpo il soggetto fotografato: per riprendere tutta la fontana, il fotografo doveva posizionarsi quasi vicino al bar “da Briele” (attuale bar Noir). Qualcuno cercava di sedersi sulla minuscola ringhiera di colore verde, molto bassa, quasi a livello del suolo, mantenendosi con tutte e due le mani: ma il risultato finale non era granchè, si vedevano giovani quasi seduti per terra che cercavano di non cadere, con gli occhi sbarrati verso l’obiettivo e le mani aggrappate con forza sulla mini ringhiera. Foto rigorosamente in bianco e nero, ritagliate lungo i lati. Anche la fontana inizialmente era “in bianco e nero”   
 
Le luci che vediamo illuminare la fontana vennero installate successivamente, e come si può notare, sono sommerse nell’acqua. Le luci non fecero la fine dei pesciolini rossi che durarono per pochi giorni, ma illuminarono la fontana per anni, quando non funzionavano più venivano aggiustate. Non erano intermittenti, ma mantenevano il loro colore originale con un effetto molto suggestivo!  Invece, gli immancabili pesciolini rossi che inizialmente si buttano in tutte le fontane del mondo, non ebbero vita lunga: duravano pochi giorni. Si ributtavano: altre poche ore di vita. Duravano di più i pesciolini rossi che si compravano alla fiera di San Matteo, quelli che venivano portati in casa nelle buste trasparenti(!?) Poi ci si mettevano anche i cani, a buttarsi nella fontana per pescare i pesciolini… Sembra che questi poveri animaletti facciano da cavia per vedere il grado di civiltà in quel luogo   
 
Ricordo che non c’era tantissimo traffico intorno alla fontana, parlo degli anni ’70, e noi ragazzini ci giravamo intorno, dentro non avevamo il coraggio di entrare, perché era facile cadere e bagnarsi. Ma non esitarono a buttarsi dentro alcuni sportivi che festeggiarono la vittoria dell’Italia ai Mondiali di Calcio del 1982, quando battemmo la Germania per 3-1    
Invece in un altro Mondiale, quello del 1990 in Italia, sulla fontana installarono il pupazzo “Ciao”, mascotte della manifestazione. Durò poco: il tempo di perdere in semifinale contro l’Argentina di Maradona che di quel pupazzo in polistirolo non ne rimase nemmeno una briciola!! 
 
Più volte veniva meno il funzionamento della fontana: non si riusciva a far fuoriuscire l’acqua, ma era solo un problema elettrico e non idrico, che veniva risolto in pochi giorni. quando questo problema non lo si riusciva a risolvere in poco tempo, è allora che iniziavano a sorgere i primi dubbi: “Volete vedere che la fontana tra poco verrà tolta?” E più la fontana non funzionava e più iniziavano ad essere evidenti anche le prime  crepe sulla fontana stessa. Fino a quando un bel giorno vedemmo la fontana colorata completamente di verde!!!!!  
 
Tutta verde! Sembrava la fontana dell’Incredibile Hulk!! ma perché si decise di colorarla da cima a fondo? Forse più che una colorazione era l’antiruggine che venne applicato? Non lo so. So solo che più passava il tempo e più non si poteva guardare, e le crepe aumentavano. Probabilmente era già in atto il progetto Portoghesi: è inutile aggiustarla, tra poco sparirà.     E infatti sparì: fu come vedere un amico o un parente che ci sta lasciando dopo una lunga agonia. Un’agonia muta che da troppo tempo non dava più segni di vita, una malattia che l’aveva dipinta il corpo di verde! L’acqua nella fontana era ormai assente da tempo, il piccolo recinto era stato rubato(!) sembrava un simulacro che non rappresentava più nessuna divinità o personaggio importante. Ma un sepolcro imbiancato con un colore neutro, che forse in natura non esiste.     Vedremo in futuro come cambierà “mez lu chian”. Non penso che rimarrà così per troppo tempo: non dà nessuna identità al nostro paese. 
 
Mario Ciro Ciavarella Aurelio