Mario Ciro Ciavarella Aurelio
San Marco in Lamis, martedì 1 ottobre 2019 - Omosessuali, bisessuali, transgender, trans, intersex, androgini, agender, drag king, drag queen, intergender, neutrois… sarebbero 23 i generi sessuali esistenti. Altro che “maschio e femmina li creò!” Tanti sono i generi sessuali censiti dall’Australian Human Rights Commission. E a questi bisognerebbe aggiungere un altro genere, che non è prettamente sessuale. Nel senso che non c’è un cambiamento biologico del soggetto, e nemmeno quello psicologico. Ma solo una necessità, un adattamento per affrontare la vita al meglio. Cercando di vivere come meglio si può: le burrnesh.
Le “burrnesh” sono sessualmente donne che si vestono e si comportano come uomini, vivono nei paesi balcanici, soprattutto nel nord dell’Albania. E come uomini vengono considerate nella società dove vivono. Una delle condizioni fondamentali è che rimangano vergini, ed è per questo che vengono chiamate “vergini giurate”. Si atteggiano da uomini, non possono sposarsi, possono votare (come gli uomini), lavorare, portare i pantaloni, fumare e bere alcolici. Il tutto risale al sedicesimo secolo. Ad oggi di vergini giurate ne sono rimaste una trentina, e sono tutte anziane.
Questa scelta veniva fatta, da alcune donne, per sfuggire al “Kanun”, l’arcaico codice di comportamento locale, il quale diceva chiaro e tondo che le donne sposate erano di proprietà dei mariti, e che dovevano vivere solo nelle proprie mura domestiche. In pratica, una sepoltura vera e propria. Oggetto tra oggetti domestici, senza via di fuga, segregazione approvata dalla legge di quei posti. Non c’è nessun precetto o dogma religioso, in questo caso, che prevedeva la possibilità di “diventare” uomini. Ma solo un’esigenza sociale che lasciava uno spiraglio di vita a quelle donne che non volevano essere materia in movimento tra le quattro mura di una casa.
La castità alle quali erano obbligate era… a doppio senso. Non potevano avere rapporti come donne e nemmeno come “uomini”. È un “genere” sessuale che difficilmente si può classificare. Ma è soprattutto una scelta che cercava, per queste donne, costruirsi una realtà diversa dalla propria sessualità. Sacrificavano gli istinti naturali per sopravvivere in una società senza dubbio maschilista, che nulla regalava all’altro sesso. Una via di fuga “sfruttata”, forse, anche per curiosità: vedere come è bello comandare!! Infatti loro, le burrnesh, facevano anche da capofamiglia, dove non c’erano uomini essendo tutti defunti.
E secondo me è proprio lì la “violenza sessuale” che subivano queste donne, atteggiarsi da uomini, dove non c’erano le capacità naturali per farlo. Sforzarsi ad essere ingiusti: in una società dove le donne erano considerate sullo stesso livello degli animali, non potevano esserci uomini giusti!! La prepotenza delle burrnesh poteva essere considerata una virtù. Non capisco come potessero comportarsi con le altre donne, queste “vergini giurate”, sarei stato curioso vedere come trattavano le loro… ex pari, le altre donne, quelle che avevano deciso di subire le assurdità di quel loro mondo maschilista.
È senza dubbio una situazione che sfugge alla ragione. Donne contro donne: natura vera (le donne) che tentano di difendersi da donne “false” (le burrnesh). La mente, quella delle burrnesh, che imita un capovolgimento di immagini e sensazioni, nel trattare male i propri simili. Queste “ex donne” che hanno cercato una via di fuga e che si ritrovano a non sfuggire ai loro doveri di “uomini”: picchiare altre donne quando non si comportano “da donne”. Una violenza inaudita, forse in alcuni casi, anche più drammatica di dover dire a tutti, per la prima volta, di essere una donna che si sente uomo, o viceversa.
Si saranno adattate a questo nuovo “dovere”? il bello (anzi, il brutto) era che una volta giurato di essere “uomini”, non potevano tornare indietro. Dovevano rimanere tali fino alla morte, e non penso che siano rimaste tutte contente. La vita spesso ci pone davanti a delle scelte, per le burrnesh le scelte sono state due: essere uomini e donne nello stesso tempo. Dramma più inquietante di questo non c’è.
Mario Ciro Ciavarella Aurelio