Mario Ciro Ciavarella
San Marco in Lamis, venerdì 12 - L’immagine più famosa del Mondiale di calcio del 1982 in Spagna vinto dall’Italia, forse è non quella in cui Tardelli urla in faccia al mondo la sua gioia dopo aver segnato il secondo gol alla Germania nella finale, ma la foto di un gruppo di persone che gioca a scopa. Per la precisione a scopone scientifico. Quattro giocatori: il Presidente Pertini con il portiere Zoff, contro l’allenatore della nazionale Bearzot con il calciatore Causio. E al centro del tavolo da gioco, la Coppa del Mondo ormai di proprietà di tutta l’Italia!!!
La coppa era lì, al centro del tavolo, come un arbitro che sorveglia che le regole del gioco vengano rispettate, come un poliziotto che sbircia nelle maniche dei giocatori per vedere se qualcuno nasconde degli assi… fuori dal mazzo, come una principessa in attesa di sapere a chi andrà in sposa.Il tutto, sull’aereo che riportava i giocatori campioni del mondo di calcio in Italia, dopo la notte di Madrid, quando batterono per 3 a 1 la Germania di Rummenigge.
Un dopo-partita che avrebbe dovuto rilassare i nervi non ancora distesi non solo ai protagonisti in campo il giorno prima (compreso il nostro Presidente della Repubblica) ma a tutti gli italiani, dopo una notte insonne fatta di festeggiamenti.
Invece su quell’aereo si “abbattè” una bufera, che se fosse durata ancora per qualche minuto avrebbe potuto provocare dei guai non da poco all’aereo, con conseguente caduta del velivolo(!!??) Una disgrazia peggiore di quella se avessimo perso la finale contro la Germania: Pertini non ci stava a perdere!! Cosa che avvenne, secondo lui, per colpa di Zoff.
Una partita che valeva l’onore del Presidente della Repubblica! Se gli Azzurri avevano vinto su tutti, a maggior ragione il Presidente dell’Italia doveva vincere sugli Azzurri. Secondo logica!! E pensare che Bearzot non doveva nemmeno esserci su quella sedia: pochi secondi prima c’era seduto Cesare Maldini, l’allora allenatore in seconda, alzatosi improvvisamente, e Pertini chiamò “in campo” proprio Bearzot per sostituire Maldini. A volte i ruoli si invertono: Bearzot divenne un calciatore e Pertini il suo allenatore. Fatto sta che la partita venne vinta dalla coppia Bearzot-Causio, con conseguente sfuriata di Pertini verso Zoff.
Evidentemente il portiere della nazionale non era riuscito a… parare le carte buttate sul tavolo dalla coppia avversaria. Apriti cielo: il Presidente Pertini rimproverò Zoff sotto le telecamere e i flash dei fotografi, il quale già non era di “bocca larga” di natura, figuriamoci se dovesse controbattere ai rimproveri di Pertini. Avrà pensato Zoff: “Era meglio perdere la partita contro la Germania, sarei stato rimproverato di meno dal Presidente” Avrà pensato Causio: “Meno male che mi sono seduto di fronte al Presidente e non di lato, altrimenti toccava a me giocare (e perdere) con Pertini”.
Avrà pensato Bearzot: “Meno male che ho preso il posto di Maldini, almeno ho dimostrato di saper vincere sia a calcio che a scopa”. Avrà pensato Pertini: “Meglio perdere una partita a scopa che una partita di calcio. Ed è meglio aver vinto con la democrazia, tanti anni prima. Altrimenti non sarei qui a giocare a carte con i più forti giocatori del mondo. Ma saremmo tutti a non poter giocare nessuna partita”. Le carte che avevano in mano i quattro giocatori di quell’incontro di scopa non avevano i semi tradizionali: denari, spade, bastoni, coppe. Ma avevano i visi di noi italiani.
Eravamo nelle mani di gente che ha portato i nostri visi, negli sguardi degli uomini di tutto il mondo, e ci buttavano su quel tavolo da gioco, come dire: siamo la gente che tutti vorrebbero essere, e i nostri volti servono per poter giocare e far vincere chi ha la voglia e la volontà di farlo. Su quelle carte c’erano le facce di gente come Michelangelo, Leonardo, Marconi, Meucci, Pirandello, Colombo, Vespucci, Dante, san Francesco e di tanti altri italiani che tenerli in mano solo per giocare a carte, vale la pena di farlo: si vedono i loro volti.
Mario Ciro Ciavarella Aurelio
P.s.: tempo dopo Pertini scrisse un telegramma a Zoff ammettendo di aver sbagliato lui in quella partita, buttando una carta sbagliata.