Mario Ciro Ciavarella Aurelio
San Marco in Lamis, giovedì 23 maggio 2019 - Pochissimi umani hanno avuto la possibilità di ritornare da luoghi che sembravano ormai con il passo sbarrato. Ritrovarsi quasi oltre, la soglia della Porta dello Spavento Supremo. Con gli occhi rivolti verso le vite degli altri: guardando i loro futuri. Da un solo posto si può conoscere il futuro dell’umanità che ancora è in vita: da Altrove.
Solo alcuni hanno vissuto questo momento sospeso tra felicità e angoscia, tra leggerezza dell’essere e dubbi sul domani. Si sono ritrovati con il biglietto di ritorno da un posto dove normalmente ci si arriva con in tasca con solo quello di andata. Senso unico, senza corsia di sorpasso: non c’è fretta. E lì, non c’è bisogno di abbonamenti, un solo viaggio e poi la corsa finisce.
Il pilota austriaco Niky Lauda ha vissuto questa esperienza: avvolto tra le fiamme, è stato salvato in “zona Cesarini” (per rimanere in ambito sportivo), e dopo pochi giorni dall’uscita dal reparto di rianimazione, è ritornato a guidare un’auto della Formula 1. Un perfetto robot umano che nessun altro è riuscito ad eguagliare, sul piano della volontà e della voglia di vincere. Lauda viveva per vincere, e non per vivere.
Solo 42 giorni dopo l’incidente, Lauda ritorna in pista. Con buona parte del viso ustionato, e con i polmoni che avevano inalato quantità industriale di fumo nero e grigio. Quarantadue giorni: tanto era durato il suo biglietto di ritorno. Una validità mai emessa prima. Il primo agosto del 1976, al circuito di Nurburgring (Germania): la pioggia rende scivolosa la pista giusto prima della partenza, l’uscita di pista al secondo giro, Brett Lunger che lo prende in pieno e la Ferrari che s’incendia. Lo stesso Lunger, con Arturo Merzario, lo aiutano a uscire dall’auto in fiamme.
È impossibile sapere cosa visse il pilota in quel viaggio allucinante. Cosa può pensare la mente di un uomo che ha il cervello in fiamme? Pensa che ce la può fare, che il suo viaggio di sola andata deve essere rimandato. Sono uomini che vivono due volte, chissà se la seconda è migliore della prima!! Io penso di sì! Le rinascite sono sempre migliori: apprezzi di più quello che ancora non eri riuscito a fare. Appena ti vedi con un biglietto di ritorno in mano, in un tunnel lungo e buio, capisci che la tua corsa non è finita.
Da quel tunnel ci si esce. Non sappiamo perché. Ma alcuni riescono ad uscirne, per poi entrarci di nuovo, e quella volta è per sempre. Il biglietto di ritorno non ha prezzo. E non sappiamo nemmeno chi ce lo potrebbe mettere in tasca.
Mario Ciro Ciavarella Aurelio