Mario Ciro Ciavarella Aurelio

San Marco in Lamis, giovedì 25 aprile 2019 - Si ha la sensazione che si possa vivere, anche, solo facendo ascoltare la propria voce. Non solo per quello che si dice, ma anche per come è fatta. Per il timbro e le tonalità usate. Umanità composta da solo voci. Senza corpi. Senza ombre proiettate sul terreno. Melodie e ritmi forti e decisi. Poi la gente si gira per vedere chi è che sta cantando (o parlando) e non vede nessuno. Nemmeno il fantasma di quella voce. Nulla.

 Questa situazione è facile ritrovarla quando ascoltiamo cantanti che non ci sono più. Ascoltiamo le loro canzoni che ci hanno lasciato, e noi immaginiamo quel corpo e le sue movenze di quando era in vita. Ed è difficile associare voce e corpo: sempre insieme nella nostra memoria.

 Eppure c’è il caso di una cantante, la più brava di tutte non solo in Italia, della quale abbiamo sia la Voce che il corpo. Solo che il corpo non lo vediamo esibirsi dal 1978 (nella foto nel suo ultimo concerto), quando decise di sparire dai palcoscenici, improvvisamente, per non ritornarci mai più. Mina e la sua Voce sono in fuga.

 Di questa “fuga” ormai si sa tutto, escluso un particolare: il perchè. Sappiamo che l’ultimo concerto lo tenne il 23 agosto di quell’anno a “Bussoladomani” a Lido di Camaiore. Il locale di Sergio Bernardini, che aveva impegnato Mina per una ventina di concerti, dal 24 giugno alla fine di settembre. Posti a sedere seimila, biglietti a 15.000 lire.

 Sappiamo che l’ultima canzone che cantò è stata “Grande, grande, grande”. Lei che ha lasciato il palco, la gente che l’acclamava per i soliti bis come fanno tutti i cantanti; ma Mina sul palco non ritornò. Né quella sera e nemmeno nei giorni successivi. La cantante partì di notte. Forse già verso la Svizzera. A Lugano. Dove vive. Mina è la sua Voce: lo scriviamo con la “e” accentata, è un verbo. Mina e la sua voce vivono non reclusi, come molti credono: esce normalmente, va al supermercato a fare la spesa, va all’ufficio postale di Lugano, parla con chi conosce. E poi ritorna a casa sua. Come tutti. A casa sua ascolta centinaia di cd che le giungono ogni anno da musicisti e cantanti anche sconosciuti: in ogni album Mina mette una canzone scelta tra perfetti cantanti sconosciuti. Così come fece tanti anni fa con gli Audio 2.

 Viviamo spesso di solo voci. Anche Mina quando sceglie le nuove canzoni di autori che non conosce nemmeno di vista, vive di solo voce. E poi quella voce registrata che sta ascoltando da un cd appena arrivato, la fa sua: sopra ci mette la sua voce. Anche in questo caso il corpo non serve.

 La “fuga” di Mina non ci ha lasciato nessun vuoto: lei comunque incide ogni anno almeno un album di canzoni, quindi è ancora una cantante a tutti gli effetti, anche se non la vediamo cantare su un palco. Come quando in chiesa ascoltiamo le letture dei  Vangeli: non vediamo i protagonisti di quelle storie, ma viviamo ugualmente quei momenti. Vediamo quei personaggi muoversi, piangere, pregare.

 Allo stesso modo quando ascoltiamo una bella voce come quella di Mina, riusciamo ad immaginare gli amanti che in quelle canzoni, si baciano, si abbracciano e spesso si lasciano. Ascoltate le canzoni di Mina, ascoltate bene come le parole vengono  scandite: sembrando dei mattoncini della Lego che vengono messi lì, proprio dove devono essere inseriti, per poter completare l’opera. Quelle parole cantate da Mina sono delle pietre, che cadono per lasciare il segno, e da lì non si muovono. Hanno un peso anche le parole, nelle canzoni cantate da Mina. Un peso pari allo stesso valore delle note che le accompagnano.

 La Voce di Mina non è mai fuggita: ha solo deciso di vivere di sola musica e parole. Come non di solo pane vive l’uomo. Ma anche di emozioni legate ad acuti e toni molto bassi che scuotono l’animo di gente che preferisce soprattutto immaginare.

 

Mario Ciro Ciavarella Aurelio