Mario Ciro Ciavarella Aurelio
San Marco in Lamis, martedì 16 aprile 2019 - Forse è ancora lì, a cercare di spegnere il fuoco che sta distruggendo non solo la sua dimora, ma anche la sua anima. Sa che non riuscirà a spegnerlo: quando la natura inizia un processo di distruzione, difficilmente si ferma davanti al progresso della scienza e della tecnica. Comunque ci prova.
Come quando ha provato di conquistare il cuore di Esmeralda, la zingara conosciuta proprio sotto le guglie della cattedrale di Notre Dame. Il romanzo di Victor Hugo ci dice che il campanaro sordo e muto si lasciò morire, a fianco del corpo ormai senza vita di Esmeralda, lasciato in una fossa comune.
Forse è stata una morte apparente, una sconfitta morale dell’amore di Quasimodo verso la sua amata. Dopo, si sarà ripreso da quel momento di sconforto e sarà risalito sul campanile più alto della cattedrale di Parigi, e senza farsi vedere avrà suonato chissà quante volte le campane. Fino ad oggi pomeriggio.
Quasimodo non è morto, come ci ha raccontato nel suo romanzo “Notre Dame de Paris”, Victor Hugo, ma ha vissuto con la speranza non solo di incontrare un’altra Esmeralda, ma anche nel tramandare ai posteri chissà come, la sua vita di vedetta. Dall’alto a fianco dei Gargoiles, ha visto come è stata la Storia nel corso di centinai di anni a questa parte.
L’evoluzione della Storia e della vita di Quasimodo, forse hanno dei punti in comune: Parigi che vede rivoluzioni e guerre, e la cattedrale come testimone muta del cambiamento che ha contraddistinto l’Occidente. L’amore di un uomo per una donna e l’amore dell’Occidente per la vita. Insieme Quasimodo e Parigi sono andati incontro a destini crudeli. I rintocchi del campanaro di Notre Dame hanno spesso messo in allarme la città da attacchi di nemici o da eventi naturali avversi. Parigi aveva un suo guardiano muto. E spesso le parole non servono quando il disastro è ormai imminente o già in atto.
Quasimodo come emblema dell’Occidente che a volte non riesce a prevedere eventi che potrebbero cambiare la Storia. Cambiare l’amore non è possibile: è molto più imprevedibile di qualsiasi vicenda umana, e Quasimodo lo sa bene. Quasimodo che conosce bene gli uomini, dall’alto del suo campanile, compreso le loro anime. Quasimodo che conosce bene Monsignor Claude Frollo, l’uomo che l’ha accolto e cresciuto dopo che i suoi genitori l’hanno abbandonato a quattro anni a causa della sua deformità.
Quasimodo che consoce bene la Folla (lo scriviamo con la maiuscola) quando l’ha incoronato come il “Re dei folli”. Quasimodo che non ha conosciuto il Bene degli uomini. Quasimodo che ha perso nel corso della Storia.
Insieme a lui abbiamo perso anche noi, quando non riusciamo a capire, ciò che abbiamo di più bello e giusto come l’Arte. Quando non la sappiamo curare e volerle bene come un bambino nato deforme.
Foto: film “Notre Dame” (1939) di William Dieterle, con Charles Laughton
Mario Ciro Ciavarella Aurelio