Antonio Del Veccchio
San Marco in Lamis, martedì 16 aprile 2019 - L’uccisione del maresciallo maggiore dei CC Vincenzo Di Gennaro ha sconvolto duramente anche la comunità di San Marco in Lamis. E questo non a torto. Infatti, a quanto appreso, egli ha chiare origini sammarchesi. A confermarcelo è la cugina Maria Schiena del posto, professoressa di Lettere in pensione. La stessa durante la conversazione che ne è seguita, fortemente addolorata per questa ulteriore e grave perdita subita dalla famiglia nel giro di un solo mese (nel marzo scorso era venuta a mancare la giovane nipote Stefania, valida odontoiatra in quel di Roma) ci ha confidato: “La nonna del maresciallo, Elisabetta Spagnoli, era la sorella di mia madre.
Da ragazzo è venuto spesso a San Marco. E quando 3 anni fa è stato assegnato come servizio, per presiedere all'ordine pubblico alla processione del Venerdì Santo (vedi foto), il suo commento è stato: "Questa è la più bella e suggestiva processione alla quale abbia mai partecipato. Mio cugino - ha continuato Schiena - non ha mai voluto allontanarsi da Cagnano, perché diceva che si trovava bene. Qui era molto stimato e amato. Infatti, mi diceva che per lui era come stare a casa sua. E poi quando era libero dal servizio stava vicino al padre che viveva a San Severo, sofferente di cuore, a cui era assai legato.
Il padre, infatti, mi ha detto: " Ora posso morire serenamente così lo raggiungo e continuiamo a stare insieme". Padre e figlio, sono due persone meravigliose! Le sue non sono le solite parole che si pronunciano quando qualcuno muore, ma posso assicurare che era veramente così!. Domani – ha concluso la nostra interlocutrice- saremo in tanti, a San Severo, per fare visita dalle ore 10.00 in poi alla Camera ardente, allestita al Comune di San Severo e a seguire, alle ore 16,30 per assistere ai Funerali di Stato che avranno luogo nella Cattedrale”. Essendo la famiglia del maresciallo assai nota e stimata a San Marco, ci si aspetta una larga ed avvertita partecipazione alle esequie sopraccitate, anche perché è venuto a mancare, per mano violenta, una figura simbolo di servitore dello stato, quale è, appunto, ogni appartenente della Benemerita.
N.B. Foto di Gabriele Soccio