Mario Ciro Ciavarella

San Marco in Lamis, martedì 2 aprile 2019 - Quando il cerchio si stringe, e ci si rende conto che inizia a mancare anche l’aria, è in quei momenti che l’animo degli uomini cerca il minimo spiraglio per poter andare avanti. Non dico di vincere una battaglia o addirittura una guerra, ma una disputa che a volte si fa per sè stessi: come orgoglio.

  Come modo di essere umani. Per dire agli altri che fino a che non è finita, non è finita!! L’agonia non inizia, se siamo noi a non farla cominciare. Vivere in un piccolo centro come il nostro significa a volte non avere molte possibilità di emergere o comunque di espletare le individuali velleità, che non devono essere per forza artistiche, ma anche sportive e umanistiche.

 L’”Associazione Sportiva Dilettantistica San Marco”, penso che sia nata proprio con questo intento: dare il meglio di noi sammarchesi per poter dire con orgoglio: io sono di San Marco in Lamis. Ed è partita dal basso, dalla Terza Categoria, dove il fango dei terreni di gioco si sente fin troppo nella gola e negli altri sensi. Ad ogni calcio, si cerca di spingere o di far  rotolare un pallone, generato da un dio minore, che non sia nato in uno stadio: ma in un cortile, dove ondate di bambini rincorrono un oggetto che ricorda la forma sferica.

 Si parte spesso dal basso, per cercare di dimostrare che la classe e la volontà ci sono. Una dimostrazione che va oltre l’esibizionismo, e si ferma ad una pura concettualità di benessere personale e sociale. Lo slancio dei calciatori che danno, quando disputano un incontro di calcio, fa parte dei nostri modi di essere uomini. Di scuoterci e di scontrarci sportivamente contro l’avversario.

 Ciò che ci rende liberi e forti è soprattutto la consapevolezza che possiamo comportarci lealmente contro gli avversari, la sportività che ci contraddistingue su tutte le altre specie del creato. La bellezza del gesto atletico, pensato, meditato, studiato prima di essere eseguito. Siamo umani!! e dovremmo dirlo sempre con orgoglio.

 I ragazzi dell’ASD San Marco hanno preso sulle loro spalle (e nelle loro gambe) tutto questo e molto altro: sanno da anni che hanno una responsabilità così grande da far tremare gli spalti, dove i tifosi si sono affollati per assistere agli incontri di calcio della squadra. Ogni incontro è stata una fuga! Un modo per evadere! Per poter dire: io so di essere così forte da potermi battere fino all’ultimo secondo!!

 Le vittorie più belle sono quelle che non rimangono solo dentro il rettangolo di gioco: ma hanno la forza di scappare, fuggire, correre verso altri traguardi. Fughe che hanno il sapore di come quando si ritorna a casa dopo un lungo viaggio, e raccontare quella gara come una battaglia combattuta senza armi, ma con piedi, testa e forza fisica. Con la consapevolezza che la Vita si vive anche tirando calci ad un pallone.

 E poi fuggire con lui, come quando lo si prende tra le mani. Dopo aver segnato un gol!!!!!!

 

Mario Ciro Ciavarella Aurelio