Mario Ciro Ciavarella

San Marco in Lamis, lunedì 16 aprile 2018 -  La musica a volte ha accompagnato il genere umano anche verso tragedie che non avranno mai fine. Non solo come Storia, ma anche come ricordi personali di quei pochi sopravvissuti. È il caso degli internati nei campi di concentramento dei tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Venivano accompagnati nelle camere a gas con il suono di violini, forse per calmarli e rendere il tutto come una normale passeggiata tra le baracche di quei campi. Convinti di andare a fare la doccia…

 Oppure, la “Messa di Requiem” di Mozart, rimasta incompiuta, completata dall’amico Franz Süssmayr. Opera commissionata da uno sconosciuto al musicista austriaco, quest’ultimo morto  improvvisamente. Rimane ancora oggi un alone di mistero sia sul committente e sia sulla morte di Mozart.

Il “Trillo del diavolo” una sonata per violino composta da Giuseppe Tartini. Composizione nata da un sogno del musicista. Il quale disse: “Una notte sognai che avevo fatto un patto e che il diavolo era al mio servizio. Tutto mi riusciva secondo i miei desideri e le mie volontà”

Ma c’è una musica che ha messo fine anche ai sogni di migliaia di persone che erano imbarcate sul Titanic, e quella musica è l’inno cristiano “Nearer, My God, To Thee” (Più vicino a te, mio Dio). Suonata dall’orchestra della nave che affondò il giorno stesso della sua inaugurazione, composta da otto elementi diretti da Wallace Hartley, che continuò realmente a suonare sul ponte anteriore fino al momento del naufragio.

Con la loro musica, quell’orchestra, cercò di contenere il panico infondendo a modo loro una sensazione di sicurezza durante la tragedia. il corpo di Wallace Hartley fu recuperato giorni dopo. Si era legato addosso una valigia con il violino dentro per non perderlo.

I musicisti del Titanic non avrebbero avuto la possibilità di usufruire delle scialuppe, poiché non facevano parte nè dei passeggeri paganti, ne’ dell'equipaggio. Non gli restava che suonare. E lo fecero come nessuno avrebbe immaginato. Forse nemmeno loro.

La musica nasce da tutto ciò che non riusciamo a dire con le parole, ma è un linguaggio universale che viene capito e sentito  dentro il nostro animo in tutte le latitudini. Non ha bisogno di traduzioni; ma di note, solo sette. Bastano solo quelle per dire tutto quello che vogliamo.

Con la musica si possono esprimere tutti i sentimenti umani, come i bambini che ancora non parlano. Con la loro gestualità e i loro pianti ci fanno capire di cosa hanno bisogno. Quando un sentimento oscuro scende dentro di noi abbiamo bisogno di musica.

Come quando non sappiamo cosa fare: ascoltiamo musica. È un  ottimo “interlocutore” che non sente quello che noi le diciamo, ma ascoltiamo fidandoci di quello che lei ha da dirci.

E l’ascoltiamo senza discutere con essa: la musica non la si contraddice. È giusto tutto quello che lei dice. Quelle note e quei testi ascoltati, per noi sono sentenze che non hanno bisogno di un secondo grado di giudizio per essere approvate all’unanimità.

 

Con la musica suonata dall’orchestra del Titanic sull’orlo del disastro, abbiamo capito che la musica, l’uomo l’ascolta più di cento discorsi fatti per convincerti. E anche se finisce il mondo, non ci fai caso.

Soundtrack: “La musica che gira intorno” - Ivano Fossati

Book recommended: “Jack Frusciante è uscito dal gruppo” di Enrico Brizzi

Film recommended: “La leggenda del pianista sull’Oceano” di Giuseppe Tornatore

 

Mario Ciro Ciavarella

 

P.s.: il Titanic affondò esattamente in questa notte di centosei anni fa.