Mario Ciro Ciavarella

San Marco in Lamis, giovedì 12 aprile 2018 -  Ancora non capisco perché la persona che rimane in piedi in un pullman  deve essere considerata “inferiore” a quella seduta. È come se nello stare seduti ci si senta quasi in obbligo di giudicare la gente che rimane in piedi. Quasi un trono dal quale sentenziare ciò che è giusto e ciò che non lo è, e fare una specie di graduatoria delle persone più o meno furbe della società.

  Rimanere in piedi in un posto affollato è come essere esclusi dallo status di homo sapiens, come dire: sei uno dei pochi (o l’unico) che non è riuscito a trovare una sedia libera. Una quasi corsa alla selezione naturale tra chi è capace a correre e chi invece è più lento.

Eppure, a volte, i posti a sedere o comunque lo spazio a disposizione, è più che sufficiente per far prendere posto a più persone, senza correre, senza spingersi per raggiungere la tanto amata sedia.

In quel caso, ostacolare la seduta altrui, è un atto vile, senza dubbio poco propenso a farci catalogare come la specie superiore del creato (questa è la più grande fesseria che abbiamo messo in giro!!)

A meno che non ci sia qualcuno che cambi le regole del gioco e dica che un posto c’è sempre per tutti!! Soprattutto quando i posti liberi sono in numero maggiore rispetto ai presenti.

Un semplice gesto come sedersi, dove qualcuno non voleva che lo facessero i neri, ha cambiato la Storia.

Rosa Parks una sarta di colore di Montgomery, capitale dell'Alabama, si ribella alla segregazione sugli autobus, prendendo posto nell'autobus giallo e verde della Cleveland Avenue. Quell’autobus e quel gesto così naturale la porteranno nella Storia.

La segregazione razziale nell’America degli anni Cinquanta, disponeva che i neri dovevano sedersi negli ultimi posti degli autobus, anche se i posti  davanti e centrali degli autobus fossero vuoti o quasi. La sarta afroamericana non ci sta: e si sedette dove volle, davanti, su un sedile libero anche se riservato ai bianchi.

E la storia non finisce qui, dopo alcune fermate, sull’autobus entrano passeggeri bianchi che rimangono in piedi, l'autista James F. Blake ordina alla sarta coraggiosa (e nera) di alzarsi e cedere il posto ai viaggiatori bianchi appena saliti sul pullman. La donna si rifiuta e all'arrivo della polizia la trae in arresto per condotta impropria e per aver violato le norme cittadine.

Da quel momento il movimento afroamericano guidato dal pastore protestante Martin Luther King dà vita al Movimento per i Diritti Civili per i neri d’America.

Un gesto non violento, quello di sedersi, senza spingere nessuno e senza minacciare i vicini di autobus, ma soltanto farsi cadere su un sedile che è lì e non aspetta altro che far riposare chi voglia farlo.

 

Pochi centimetri quadrati, quelli del sedile di un autobus, sono stati i testimoni di come l’ingiustizia umana a volte può cambiare il proprio  verso, dirigendosi verso quello per cui siamo stati creati: dare un senso alla nostra vita, in modo retto.

Viaggiando sugli autobus non vedo più scritte del tipo: “Lasciare posti  liberi a donne e bambini”. Penso che sia un avviso che non serva più, non perché è ovvio che bisogna farlo, ma perché è inutile scriverlo. Grazie a Rosa Parks

Soundtrack: “Fatti più in là” - Sorelle Bandiera 

Comedy recommended: “Aggiungi un posto a tavola” di Garinei e Giovannini

 

Mario Ciro Ciavarella