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San Marco in Lamis, sabato 7 aprile 2018 -  Teatro "Giannone" di San Marco in Lamis, sabato 7 aprile 2018 ore 17,30 Convegno "Da Padre Pio a don Tonino Bello, l'uomo il suo cammino di salvezza". Interverranno: Raffaele Cera, Matteo Coco, Maria Lucia Ippolito, Francesca Pompa, Michele Illiceto, Rocco De Rosa e  Francesco Lenoci. La cittadinanza è invitata a partecipare.

 Antonio Bello, meglio conosciuto come don Tonino (Alessano, 18 marzo 1935 – Molfetta, 20 aprile 1993), è stato un vescovo cattolico italiano. La Congregazione per le Cause dei Santi ne ha avviato il processo di beatificazione. 

Figlio di un carabiniere e di una casalinga di una famiglia del basso Salento, trascorse l'infanzia in Alessano, un paese prevalentemente a economia agricola. Assistette alla morte dei fratellastri e del padre.

Dopo gli studi presso i seminari di Ugento e di Molfetta, don Tonino venne ordinato presbitero l'8 dicembre 1957 e incardinato nella diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca. Due anni dopo conseguì la licenza in Sacra Teologia presso la Facoltà teologica dell'Italia settentrionale e nel 1965 discusse presso la Pontificia Università Lateranense la tesi dottorale intitolata I congressi eucaristici e il loro significato teologico e pastorale.

Nel frattempo, gli era stata affidata la formazione dei giovani presso il seminario diocesano di Ugento, del quale fu per 22 anni vice-rettore. Dal 1969 fu anche assistente dell'Azione Cattolica e quindi vicario episcopale per la pastorale diocesana.

Nel 1978 il vescovo Michele Mincuzzi lo nominò amministratore della parrocchia del Sacro Cuore di Ugento, e l'anno successivo parroco della Chiesa Matrice di Tricase. Qui avrebbe mostrato una particolare attenzione nei confronti degli indigenti, sia con l'istituzione della Caritas sia con la promozione di un osservatorio delle povertà.

Il 10 agosto 1982 fu nominato vescovo delle diocesi di Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi e, il 30 settembre dello stesso anno, vescovo della diocesi di Ruvo. Ricevette l'ordinazione episcopale il 30 ottobre 1982 dalle mani di monsignor Mincuzzi, arcivescovo di Lecce e già vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca, consacranti il vescovo Aldo Garzia, che aveva lasciato pochi mesi prima la cattedra di Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi, e l'arcivescovo Mario Miglietta, della diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca.

Sin dagli esordi, il ministero episcopale fu caratterizzato dalla rinuncia a quelli che considerava segni di potere (per questa ragione si faceva chiamare semplicemente don Tonino) e da una costante attenzione agli ultimi: promosse la costituzione di gruppi Caritas in tutte le parrocchie della diocesi, fondò una comunità per la cura delle tossicodipendenze, lasciò sempre aperti gli uffici dell'episcopio per chiunque volesse parlargli e spesso anche per i bisognosi che chiedevano di passarvi la notte. Sua la definizione di "Chiesa del grembiule" per indicare la necessità di farsi umili e contemporaneamente agire sulle cause dell'emarginazione.

Nel 1985 venne indicato dalla presidenza della Conferenza Episcopale Italiana a succedere a monsignor Luigi Bettazzi, vescovo di Ivrea, nel ruolo di guida di Pax Christi, il movimento cattolico internazionale per la pace. In questa veste si ricordano diversi duri interventi: tra i più significativi quelli contro il potenziamento dei poli militari di Crotone e Gioia del Colle, e contro l'intervento bellico nella Guerra del Golfo, quando manifestò un'opposizione così radicale da attirarsi l'accusa di istigare alla diserzione.

A seguito dell'unificazione delle diocesi di Molfetta, Giovinazzo, Terlizzi e Ruvo, disposta dalla Congregazione per i Vescovi il 30 settembre 1986, viene nominato primo vescovo della nuova circoscrizione ecclesiastica pugliese. Nel settembre 1990 fondò, coadiuvato dal movimento Pax Christi, a Molfetta (Bari) la rivista mensile Mosaico di Pace. Tra il 1990 e il 1992 ha scritto alcuni articoli sul quotidiano il manifesto.

Benché già operato di tumore allo stomaco, il 7 dicembre 1992 partì insieme a circa cinquecento volontari da Ancona verso la costa dalmata dalla quale iniziò una marcia a piedi che lo avrebbe condotto dentro la città di Sarajevo, da diversi mesi sotto assedio serbo a causa della guerra civile. L'arrivo nella città assediata, tenuta sotto tiro da cecchini serbi che potevano rappresentare un pericolo per i manifestanti, fu caratterizzato da maltempo e nebbia. Don Tonino parlò di "nebbia della Madonna"(celebrata, appunto, in data 8 dicembre).

Morì a Molfetta il 20 aprile 1993, e l'anno successivo gli fu conferito il Premio Nazionale Cultura della Pace alla memoria[2]. Il 27 novembre 2007 la Congregazione per le Cause dei Santi ne ha avviato il processo di beatificazione. In data 30 aprile 2010 si è tenuta la prima seduta pubblica nella cattedrale di Molfetta alla presenza di autorità religiose e civili.

Il 25 aprile 2014 il presidente della CEI Angelo Bagnasco ha inaugurato ad Alessano la "Casa della Convivialità" a lui dedicata.

Il 18 marzo 2015 i frati minori cappuccini nel convento di Giovinazzo, in provincia di Bari, inaugurano, alla presenza di autorità civili e religiose e del fratello di don Tonino, Marcello, una statua raffigurante don Tonino. (wikipedia.)