Grazia Galante
San Marco in Lamis, giovedì 29 marzo 2018 - Non si sa con precisione quando sia nata questa processione, senza dubbio è da collegare alla costruzione nel 1717 di una chiesa in località Monte di Mezzo da parte del canonico don Costantino Iannacone, dedicata alla Vergine dei Sette Dolori di cui era molto devoto. Dopo la sua morte (1720) i suoi eredi la cedettero in uso perpetuo alla Chiesa (1749). La devozione e il culto della Madonna si diffuse rapidamente tant’è che nell’anno della cessazione nacque la prima Confraternita che senza dubbio contribuì all’aumento della devozione per la Vergine dei Sette Dolori. Nel 1872 il Consiglio Comunale La nominò Compatrona della città.
“Quando nasceva (la chiesa) nel 1717, rimanendo l’estensione del paese circoscritta tra la Collegiata e la Chiesa del Purgatorio, con alcune isolate abitazioni lungo il tratto per S. Bernardino, la chiesa dell’Addolorata si trovava, e non di poco, fuori le mura, e lì sarebbe rimasta fino all’ultimo ventennio del secolo scorso. Trovandosi, quindi, la chiesa fuori delle mura e mancando il paese d’un qualsiasi tipo d’illuminazione, i contadini del tempo possono aver concepito le fracchie esattamente allo scopo di illuminare la strada alla Madonna, tra la sua chiesa e la Collegiata, mentre andava alla ricerca del Figlio morto. E in seguito, sempre allo stesso scopo, si dovettero concepire anche i lampioncini alla veneziana, ormai caduti in disuso, che venivano disposti sui balconi lungo il corso attraversato dalla Madonna.
Stando alla tradizione popolare, in origine le fracchie avevano piccole dimensioni, superando difficilmente il peso di un quintale, e venivano trasportate a braccia, le più piccole da una sola persona e le più grandi da tre: due reggevano due assicelle su cui era posta la fracchia, e la terza la reggeva di dietro. Fu dopo la prima guerra mondiale che si cominciò a costruire fracchie di più grandi dimensioni e a trainarle su ruote di ferro ...“ Ciavarella M. Garganostudi, Rivista quadrimestrale del Centro Studi Garganici. Anno III. Monte Sant’Angelo, 1980.
Fino agli anni ‘60 le fracchie di grossa mole erano poche. Esse erano preparate per devozione verso la Madonna e a proprie spese, da qualche imprenditore (Matteo Soccio e dai carbonai più famosi del paese: Ggire Maruzze (Ciro Iannacone), Marraméra (Gualano), Carrubbine (Lombardi), Michele la Riccia ecc. Con la quasi scomparsa di questi operatori la preparazione delle fracchie passò ai giovani che abitavano nello stesso quartiere o che frequentavano lo stesso bar, alle scuole ecc. e la legna veniva fornita dall’Amministrazione Comunale e si assistette così negli anni ‘70 e ‘80 ad un aumento vertiginoso di numero e di dimensione delle fracchie. Negli anni ‘80 alcune pesavano circa cento quintali. Oggi, grazie anche alla protesta degli ambientalisti che c’è stata nel passato, la Giunta municipale con una deliberazione stabilisce quante fracchie grandi si devono costruire.
Il rappresentante di un quartiere, di un gruppo di amici, di un’associazione, una scuola fa domanda all’Amministazione Comunale per avere la legna ma, poiché le richieste sono tante, si procede al sorteggio che spesso provoca rabbia e delusione tra gli esclusi. Alla Processione, che ha luogo il Venerdì Santo sera, partecipano fracchie di tutte le dimensioni, da quelle di 40-50 centimetri. di lunghezza a quelle di 10-12 metri. Tratta da 'La religiosità popolare di San Marco in Lamis - Li còse de Ddì'. invito tutti a venire domani nel pomeriggio a San Marco in Lamis per poter vedere prima le fracchie spente bene allineate e poi assistere a questa processione che è unica al mondo.
Buon Giovedì Santo a tutti.