Antonio Daniele

San Marco in Lamis, giovedì 22 marzo 2018 -  Un incontro speciale che incuriosisce e riaccende passione. Passione per la letteratura, per la spiritualità profonda, per l’ambiente sano, per le amicizie vere. Parole che trovano forma in un originale romanzo scritto da un giovane autore, Paolo Cognetti, che si è fatto strada nel mondo letterario per la sua forma unica e per un italiano asciutto ed essenziale che non si leggeva da parecchio tempo.

 L’occasione è stato il progetto curato dai docenti Carla Bonfitto e Gianpasquale La Riccia “Incontro con l’autore” che sta portando nell’Istituto sammarchese scrittori di calibro nazionale come Donatella Di Pietrantonio vincitrice del premio Campiello 2017 e adesso Paolo Cognetti con il suo romanzo Le otto montagne edito da Einaudi e tradotto in 30 paesi. Narratore e documentarista di successo, Cognetti è tra gli scrittori più sensibili a narrare il disagio delle nuove generazioni e gli anni difficili dell'adolescenza, segnati da incertezza e precarietà.

 Come spiegano i curatori del progetto: L’evento offre, ancora una volta, agli alunni l’opportunità di rapportarsi con esponenti del panorama culturale nazionale ed internazionale permettendo all’intera comunità locale di arricchirsi umanamente e culturalmente.” La montagna ti spinge ad avere un rapporto con il “verticale” in un mondo dove “l’orizzontale” è visto, oggi, come l’assuefazione di rapporti che si traducano in un like o in una amicizia virtuale. Il salire nei sentieri impervi, il silenzio, la bellezza della natura apre nuove strade all’interno del proprio io.

Spinge alla riflessione e alla considerazione di rapporti come quello della paternità e della figliolanza. Lo scrittore non ha invitato i giovani a rifuggire dalla società. Ma a riappropriarsi di uno spazio inesplorato dove il tempo trova la sua purezza originale. La montagna è metafora di vita, dove la vetta non è il raggiungimento di un traguardo. Dove il camminare è la fatica di conoscere. L’esplorare è la curiosità di apprendere. In montagna non si è mai soli. Basta aprire gli occhi per scorgere vita nuova, selvaggia, suoni e musiche che nel frastuono della città è difficile cogliere.

Nella montagna la strada si può perdere, trovare o ritrovare. Questi incontri fanno bene ai giovani. I giovani pensano alle prime difficoltà come ostacoli invalicabili. Il rimando alla montagna fatta di sentieri ricuce la vita alla memoria e al proprio io.