Mario Ciro Ciavarella

San Marco in Lamis, lunedì 26 febbraio 2018 -  Sapete qual è la comunità più libera di tutte? Non sono quelle degli anni ’70, dove si entrava e si poteva fare quello che si voleva. Anche dormire in 4-5 in modo promiscuo. È quella che stiamo usando in questo momento: sia come scrivente che come lettore. È facebook!!! Non ha una Nazione ben precisa, ma è un modo di vivere e di essere. Nel senso che è libera in tutto il mondo allo stesso modo. Ti blocca momentaneamente, forse, se qualcuno segnala che hai postato qualche foto nuda.

 Ha dato la parola a tanti “cretini” (compreso il sottoscritto) come disse una volta Umberto Eco. Ha fatto capire quello che succede nel mondo e che non tutte le testate giornalistiche a volte vogliono diffondere notizie scomode. Non ha pregiudizi né religiosi e nemmeno politici.

Nel bene e nel male sta condizionando il nostro modo di vivere e di relazionarci con gli altri. Ha degli standard uguali in tutto il mondo: non è un modo di essere regionale. E ci dà la possibilità di sapere anche se le scuole sono chiuse, nonostante la neve abbia coperto il manto stradale…  di qualche centimetro. È comunque una comodità!!

E se ne frega del Fascismo!!! Nel senso che non lo considera una minaccia nazionale per la nostra Italia!!

In effetti, più volte ho notato che il social network più cliccato del mondo, ha tra i suoi profili decine di pagine dedicate alle “Camice Nere della  rivoluzione”. Il primo profilo su questi argomenti che attirò la mia attenzione è stato ”Cartoline dal Ventennio”, un elegante profilo che mette bene in evidenza tutto ciò che ha a che fare con la grafica, riviste, poster, reclame, libri, articoli e tutto ciò che successe quasi cento anni fa. E in effetti non è stato mai bloccato da facebook.

A questo punto la domanda è d’obbligo: ma come è possibile che il social più diffuso al mondo ospiti una chiara apologia di fascismo, inserita nel nostro codice penale dal 1952? Le risposte sono le seguenti: “Il contenuto rispetta gli standard della comunità”, “La pagina non viola la nostra policy, poiché si tratta di una legge in vigore solo in Italia”, “Abbiamo dovuto adottare norme valide a livello globale”. In una sola parola: relativismo.

Quello che non è reato in Italia, lo potrebbe essere in altre Nazioni. Come in Polonia, dove è fuorilegge il Comunismo!!

Questo aspetto di facebook ci fa capire come la “verità”, lo scriviamo con tanto di virgolette, è relativa. Già il nostro modo di pensare è diverso dai nostri simili con i quali ci relazioniamo tutti i giorni. Allo stesso modo, manifestare le nostre convinzioni non solo politiche ma anche religiose, è cosa buona  e giusta. Come quando qualcuno posta che sia giusto in Italia la pena di morte. È certo che è giusto!!! Vogliamo mettere in galera delle  persone che dicono quello che pensano??  

Facebook rappresenta i nostri istinti primordiali!! Sembra strano ma è così!! Attraverso questo social che ha pochi anni di vita, è come se regredissimo ai primi istanti della nostra esistenza: quando il bene primario è la sopravvivenza e non la ragione di socializzare con i nostri vicini.

 I nostri vicini vengono sempre dopo: quando ci siamo resi conto che la nostra condizione sociale è buona e giusta!! Facebook se ne frega delle convenzioni umane: ed è giusto!!! Anche perchè le convenzioni umane cambiano da una latitudine all’altra. Siamo tutti diversi ma abbiamo tutti bisogno delle stesse esigenze per la sopravvivenza.

Come quando ci si riunisce per una riunione di condominio, in questo caso è come se ci fosse un mini-facebook che non ha bisogno di computer per parlare: gli istinti prevalgono alla faccia della ragione e delle convenzioni.

Siamo stati connessi, a nostra insaputa, nella più grande riunione condominiale. Dove, se bisogna cambiare qualche tegola sul tetto, tutti possono dire la loro. A costo di rimane con il tetto scoperto per anni. E nessun capocondomino potrebbe avere la forza o addirittura la legge dalla sua parte(!!??)

Soundtrack: “Radio Baccano” - Gianna Nannini, Jovanotti

Film recommended: “The Social Network” di David Fincher

 

Mario Ciro Ciavarella