Mario Ciro Ciavarella

San Marco in Lamis, lunedì 19 febbraio 2018 -  Ricordate quando Berlusconi scese in campo, in senso politico, per la prima volta e dette di sé il meglio come immagine? Era il 26 gennaio 1994, e avvenne attraverso un messaggio televisivo preregistrato della durata di 9 minuti, inviato a tutti i telegiornali delle reti televisive.

 Quel filmato venne preparato nei minimi particolari, tutto era stato studiato dai migliori esperti di comunicazione televisiva. La grandezza  della scrivania, le foto di famiglia verso i telespettatori, il trucco  sul viso di Berlusconi, la libreria con quei libri!! e anche la calza di nylon messa sull’obiettivo della telecamera era studiata!!

 Sì, anche la calza di nylon posizionata sull’obiettivo della telecamera che riprendeva Berlusconi mentre si esibiva in una specie di “Urbi et Orbi” laica, una benedizione politica che voleva convincere milioni  di italiani a votarlo, era studiata. Mai nessun politico pensò a tale artifizio come “arma di convincimento di massa”. E ci riuscì. Vinse lui!!!

 Le campagne elettorali degli ultimi anni vertono sempre di più verso la comunicazione multimediale: non è sufficiente lo slogan, che non legge più nessuno, ma ci vuole un qualcosa in più. Ci vuole l’immagine, fatta con filmati postati di continuo su internet, dare degli indizi sui vari spostamenti del candidato, come se i suoi elettori stessero partecipando ad una specie di caccia al tesoro: vediamo chi riesce a trovarlo!! E poi Il viso. La faccia. Bisogna che si metta in mostra la faccia migliore, o meglio, la foto migliore.

 Quella che magari è stata conservata da un po’ di tempo, per poi riprenderla e darla alla tipografia al momento buono: alle elezioni. I “santini” elettorali di una volta avevano un certo non so che di funereo. Sembravano delle mini lapidi: erano rettangolari, in bianco e nero, sulla sinistra la foto del candidato, sulla destra il simbolo del partito e in mezzo il nome e cognome del candidato da votare. Mancava solo che sotto il nome si mettesse la frase: “una prece”.

 Però, come a volte succede ci sono delle eccezioni. C’è qualcuno che non può mostrare il suo volto. Un candidato che per motivi di sicurezza non può mettere la sua faccia su internet e nemmeno sui manifesti: è una testimone di giustizia!!

 È una donna, si chiama Piera Aiello, siciliana, in lizza a Marsala (Trapani) per il collegio uninominale della Camera, per il Movimento 5 Stelle. Le uccisero il marito 26 anni fa, poiché lei denunciò gli affari malavitosi della famiglia di suo marito.

E da allora vive in una località protetta sotto un'altra identità. Il suo viso non può essere fotografato né ripreso. In pratica la sua campagna elettorale la fa con le sue parole, con la sua storia, le sue due vite. Non sappiamo come sia la sua faccia.

Sappiamo cosa pensa della società italiana, come nessun politico la conosce così bene. I politici quando parlano ci mettono la faccia, e spesso la perdono pure, non arrossiscono all’idea di dire un sacco di fesserie: alla gente non interessa più di tanto, la gente è abituata alla faccia dei soliti politici.

 Ma, è strano ascoltare i comizi di questa candidata senza volto e cercare di capire che viso possa avere. Quali espressioni, quale sofferenza, che sicuramente c’è, saranno parole che pesano molto e ogni volta che parla, quelle frasi cadono a terra facendo rumore. 

Le parole dette da Piera Aiello valgono mille volte di più di tutti quei volti di politici che da anni escono fuori dagli schermi televisivi per raccontarci che viviamo comunque in una nazione felice.

Piera Aiello sicuramente verrà eletta e continueremo ad ascoltare le sue parole; e la sua voce, penso, non la dimenticheremo facilmente. Perché quello che dice una persona, che per colpa di malviventi ha dovuto cambiare la propria vita, sono parole che il vento non le farà disperdere, ma le avvolgerà e le terrà in vita per tanto tempo.

Quello giusto per farci ricordare che “le parole sono importanti!!”

Soundtrack: “Volti perduti” - Enrico Ruggeri

 

Mario Ciro Ciavarella