Mario Ciro Ciavarella
San Marco in Lamis - domenica 28 gennaio 2018 - Le orme lamentavano l’assenza di peso che le creò. Avevano vita propria. Non sentivano su di esse la presenza di peccati e speranze mosse da uno spirito vitale che da tempo non dava segnali di vita. Le orme vivono come facciamo noi. Sentono i nostri respiri quando volano e quando rimangono sospesi.
Per capire se devono ancora restare vicini a quella anima, oppure possono andare verso l’alto per incontrare altri respiri che si sono appena liberati da menti meno occupate da pensieri.
Rimangono lì, le orme, lì dove sono state generate: in baracche che non hanno nulla da perdere. Solo legno e tavole messe come meglio si è potuto. Senza considerare chi ospitare in quelle scatole fatte da legna senza senso. Il senso di quelle baracche era solo quello di contenere per poco tempo le vite da vivere di anime che stavano per prendere un’altra via mai tentata prima.
Orme e baracche. Non c’è senso in questo connubio, ma solo presenza insondabile di vite a perdere. Non ci sono tracce di vite che vogliano raccontare il proprio passato. Sono dei passati muti. Non ci sono interlocutori per iniziare a dire: “C’era una volta…” Non ci sono orecchie che possano intendere cosa è bene e cosa e male da quello che hanno vissuto gli ospiti di quelle baracche.
Le orecchie che vivono in quei contenitori, sono otturate da troppo silenzio. Non solo i rumori non hanno senso, ma anche il troppo silenzio non dà senso alla vita. Le orecchie di quei deportati servono solo per far entrare rumori di treni che stridono quando arrivano, e di gente che urla parole senza senso per fa scendere da quei convogli altre genti che tra poco anche loro non sentiranno più nulla che giunga da dio.
Non ci sono profeti imprigionati in quelle baracche. È roba vecchia da Vecchio Testamento. I profeti contattati da dio esistono solo in quei libri che gli stessi scrissero. E che di tanto in tanto qualcuno va a riscoprire per vedere se quei libri parlano anche di quel Male che li sta per uccidere.
Il Male nel mondo non ha un solo nome. Né ha troppi. Forse tanti quanti sono gli uomini nati da sempre. Oltre al nome, molti umani hanno anche un altro nome, innominabile e sconosciuto, che li distingue uno dall’altro: cattiveria, perfidia, prepotenza, calunnia, invidia, e tutto ciò che non è contemplato tra i nomi di dio.
Divise fatte a strisce per non confonderle con altre divise ideate per incutere timore, con stelle, medaglie, galloni, lustrini. Quando si mettono vicini, quelli con le divise a strisce bianche e nere con quelli con le divise uniformi, si capisce subito qual è l’intruso: è quello che è munito di scarpe. O stivali. L’uomo nasce nudo. E nudi sono i piedi di quelli che hanno la divisa giusta.
I vestiti ci sono serviti per nascondere i nostri difetti, per pudore, per ricchezza, per bellezza, per sentirsi parte di un branco, per dire di trovarsi ad una festa oppure ad un funerale.
Le divise indossate dai deportati dai nazisti, servono per dire che quel luogo è unico al mondo. E’ lì che il Male ha deciso di dimorare in quel momento, dopo aver toccato e distrutto tanta altra umanità nel corso della storia. E per ogni volta che il Male ha colpito, ha voluto che quel tipo di Male venisse ricordato con dei colori. In quel momento i colori erano due: bianco e nero.
Bianco e nero. Forse così nacque il mondo, con due colori. Giusto per iniziare. Poi vennero generati tutti gli altri. La bellezza del mondo si è completata quando non si potè più generare altre tonalità. E da quel momento che il Male è nato: per distruggere la Bellezza.
La Bellezza degli Ebrei e di tutti quelli che vennero uccisi nei campi di concentramento nazisti, fece invidia al Male. L’intelligenza, la bravura, la simpatia, l’onestà, il buonsenso, la pietà, l’innocenza, la coerenza, scatenarono il Male che è dentro gli uomini.
La storia è iniziata con un omicidio, Caino che uccise Abele, poiché il bene di Abele verso dio non venne accettato da Caino. Il Bene non sempre ha avuto una sorte migliore del Male. Ha dovuto sempre cercare sentieri tortuosi, ha dovuto scendere a compromessi, cerca sempre di convincere il Male.
Il Male non si pone troppi problemi: esiste e basta.
Soundtrack: “Quando finisce il male” - Renato Zero
Book recommended: “I miserabili” di Victor Hugo