Mario Ciro Ciavarella

San Marco in Lamis, mercoledì 24 gennaio 2018 -  Ricordo che da piccolo lo vedevo spesso “int lu caforchie” di Sant’Antonio Abate. Dove io frequentavo gli scout e lui si recava spesso nella sede dell’AVIS. In quella sede lo vedevo scrivere e “appuntare” nuovi iscritti per  quell’associazione di donatori di sangue. A volte avvicinava gli scout più grandi (i maggiorenni) per convincerli ad iscriversi e donare il proprio sangue agli ammalati che ne avessero bisogno. Molti si facevano facilmente convincere dalle

giuste motivazioni dettate da Tonino. E in breve anche gli scout fecero parte della grande famiglia AVIS di San Marco.  Molti anni dopo, quando conducevo la trasmissione televisiva “Giochi sotto l’albero” presso la tv locale, mi recavo da lui per farmi dare qualche spunto su domanda da fare, di carattere locale, ai telespettatori che dovevano rispondere a quiz quasi tutti incentrati sulla storia e il costume del nostro paese. Mi metteva a disposizione tutta la sua biblioteca per poter meglio organizzare la suddetta trasmissione. L’episodio che più mi ha colpito raccontatomi da Tonino Guida è stato quando nel 1998 scrissi un articolo per “Il Corriere del Golfo” di Manfredonia, sui 25 anni di vita dell’AVIS di San Marco. Mi descrisse i primissimi anni di donazioni e donatori. Di quando arrivava un’ambulanza dall’ospedale di Foggia in Piazza Europa per poter accogliere i donatori di sangue.

 I primi ad entrare e donare erano quelli più anziani: i giovani non si fidavano più di tanto di quella nuova invenzione che era “donatore di sangue”. Se i donatori più anziani ne “uscivano vivi” dall’ambulanza dopo la donazione, e allora anche i giovani entravano dentro più fiduciosi…   dell’esito finale. Molti, prima di entrare per donare il proprio sangue,  recitavano quasi degli atti propiziatori affinchè il tutto andasse per il meglio. Come se fosse una specie di camminata sui carboni ardenti.

 E prima di riuscire ad ottenere un risultato del genere, finalmente decine di donatori pronti “alla prova”, Tonino con altri volontari tra cui il Dott. Lanzetta, mesi prima avevano setacciato scuole, parrocchie, associazioni  per diffondere il “verbo del sangue”. Erano i primissimi anni, pionieristici dell’AVIS, e il racconto di Tonino Guida era pieno di entusiasmo e nostalgia nello stesso tempo.  Poi ci rincontrammo a “La Puteca” nel 2011, il sodalizio letterario degli autori locali dialettali. E anche lì fu una conferma: avevo riconosciuto ancora una volta una brava persona.

 

Mario Ciro Ciavarella