Luigi Ciavarella

San Marco in lamis, lunedì 8 gennaio 2018 -  Grande performance dal vivo di Maurizio Tancredi insieme ad una band che ha girato al massimo e un inaspettato Giandomenico Nardella al sax, che ha fatto la differenza. Il cantautore Maurizio Tancredi, con il concerto tenuto ieri sera al teatro Giannone, al cospetto di un folto numero di spettatori, ha idealmente chiuso la stagione natalizia in musica.

Non vi è dubbio che forse mai come quest’anno il paese abbia goduto di tanta musica dal vivo espressa non soltanto qui al Giannone, che rimane la sede più qualificante per questo genere di operazioni (e non soltanto evidentemente), ma anche, e soprattutto, nelle varie chiese del paese diventate quest’anno luoghi di esecuzione di musica sacra come non mai per la felicità degli estimatori che non sono stati pochi. Il concerto del cantautore sammarchese, diversamente dagli altri, tutti ispirati più o meno da musiche e canti natalizi, è stato invece un ineguagliabile live act in chiaro stile “rock cantautorale” come piace a noi energico e passionale, vibrante e coinvolgente, sempre sostenuto da una band in evidente forma smagliante, che ha saputo catturare l’attenzione del pubblico con un suono e un repertorio di canzoni divise tra originali e cover.

Iniziato con una testimonianza dell’Associazione il Mosaico, presentato da Luigi Mossuto, così come abbiamo annunciato in un precedente articolo, con una poesia di Maurizio dal titolo “Alla vita”,declamata in scena, la serata ha subito imboccato la strada dello spettacolo tout court, rivelando da subito un suono brillante e seducente. Tra le cover più gettonate un paio di brani calzanti come Have you ever seen the rain e Country roads, due visioni dell’America rurale e poetica, tra John Fogerty e John Denver, che Maurizio fa tutt’uno con Knocking on heavens door, (Dylan) molto intima, per un omaggio sentito a quelle lande, con una interpretazione molto sentita. Lo stesso dicasi per le covers italiane, distribuite tra vecchie e nuove, per ravvivare l’interesse dei nostalgici presenti in sala. Tra le più note una traccia di Ligabue (Un giorno di dolore) e un’altra di Zucchero (Overdose d’amore) tanto per rimanere nel clima giusto, e un pugno di brani risalenti addirittura ai sessanta (Il mondo, Parlami d’amore Mariù, E la pioggia che va, etc..) attualizzati con un sound davvero accattivante.

style="text-align: justify;" />Accanto a questi un pugno di canzoni originali tratte dal suo recente lavoro (<strong>Verità infauste Blues</strong>) che appartengono alla sua nuova dimensione di cantautore, maturo e consapevole,  con temi che rispecchiano il suo mondo di verità e di giustizia sociale, una sensibilità che finora <strong>Maurizio Tancredi </strong>ha sempre dimostrato di possedere ed è stata finora un po’ la sua bussola musicale e testuale, ricordandoci sempre la sua provenienza di poeta. Tutto ciò è stato possibile grazie alla compattezza di un suono espresso dalla formazione che lo ha accompagnato per tutta la durata del concerto, con un muro di suono a volte persino travolgente, ed una chitarra superlativa, suonata da <strong>Pietro Giuliani</strong>, fondamentale, a tratti persino spettacolare quando si è trattato di duettare con il sax di <strong>Giandomenico Nardella</strong>, vera rivelazione della serata, in alcuni dei momenti più emozionanti del concerto. Una indispensabile e precisa sezione ritmica, formata dal basso di <strong>Giovanni Leggieri</strong> e dalla batteria di <strong>Enzo Donatacci</strong>, ha reso più perfettibile una performance indimenticabile.</p> <p style="text-align: justify;"><strong>Lu"gi Ciavarella</strong></p>""