Mario Ciro Ciavarella
San Marco in Lamis, domenica 31 dicembre 2017 - È l’inizio di “Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere” di Giacomo Leopardi, tratto dalle Operette morali. Leggere questo scritto di Leopardi è come quando acquistiamo, o ci arriva per posta, il calendario di “Frate Indovino”, dove possiamo leggere, non il futuro (come molti pensano), ma curiosità e i tanti santi del giorno. In quel calendario ci sono anche proverbi e sapienze antiche, come coltivare gli orti, o sapere quando ci sarà la luna piena (a cosa potrà servire saperlo??)
L’Almanacco di Leopardi e il calendario del frate, ci danno un senso di ottimismo e di novità, anche se non sappiamo quali. Il venditore di almanacchi cerca di vendere il suo prodotto ad un viandante promettendogli che lì sopra c’è scritto il suo futuro (sicuramente migliore dell’anno passato).
Allo stesso modo, il sorriso che ci dà il benvenuto sul calendario religioso, ci promette lo stesso. Ci promette (ma non è una certezza matematica) che, seguendo i proverbi del giorno, scrutando le stelle (in senso astronomico e non astrologico), ridendo delle barzellette riportate lì sopra, vivremo meglio.
Il “passeggere” di Leopardi chiede al venditore di almanacchi di quanto sarà più bello l’anno che sta arrivando, noi chiediamo a Frate Indovino… quando cadrà Pasqua l’anno prossimo (e di conseguenza il Carnevale).
Chiediamo certezze, agli almanacchi. Certezze che nessuno sa darci. La vita futura è attraente, perche ce la fingiamo lieta con l’immaginazione.
Rivolgiamo lo sguardo al futuro per sapere se ritorneranno i vecchi mestieri. Se risentiremo la voce che gridava tanto tempo fa: “Donne, è arrivato l’arrotino!!” oppure se i lampioni di oggi saranno sostituiti da quelli ad olio. Se le centraliniste dei call center ci saranno ancora oppure se in quei locali ci saranno altri lavoratori, come clandestini cingalesi che lavorano 12 ore al giorno.
Si chiede agli almanacchi se il futuro sarà peggiore del passato. Ormai non si chiede più di quanto sarà migliore, agli almanacchi. Come quando il viandante di Leopardi chiede al venditore di quanto sarà più bello il nuovo anno rispetto al precedente. E il venditore non sa rispondere.
Gi almanacchi sono nati per dirci solo che ci sarà un futuro, fatto da un numero che contraddistingue quell’anno (2016, 2017, 2018…) ci dà il senso della crescita del mondo. Il mondo è nato tanti anni fa e continuerà ad esistere.
Per dare un senso di novità al mondo, dovremmo cambiare gli almanacchi, non dovrebbero essere sempre uguali: sempre con gli stessi numeri e gli stessi nomi della settimana. Ma dare un’identità ai giorni diversa ogni anno.
Del 2018 potremmo cambiare i nomi della settimana, chiamandoli ad esempio: doposole (il lunedì), sole finito (il martedì), luce accennata (il mercoledì), ombra finita (il giovedì), luce in arrivo (il venerdì), luce giunta (il sabato), solo sole (la domenica). Ecco, giusto per dare un senso di novità all’anno che verrà.
E per i numeri del mese, abbandonare dal numero 1 fino al 30. Ma estrarli come quando si aspetta l’estrazione di una lotteria: domani sarà il 45, dopodomani il 56… giusto per dare un senso a quello che verrà: l’incertezza!
Soundtrack: “L’anno che verrà” - Lucio Dalla
Film recommended: “Domani avvenne” di Renè Clair
Venditore: Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?
Passeggere: Almanacchi per l'anno nuovo?
Venditore: Si signore.
Passeggere: Credete che sarà felice quest'anno nuovo?
Venditore: Oh illustrissimo si, certo.
Passeggere: Come quest'anno passato?
Venditore: Più più assai.
Passeggere: Come quello di là?
Venditore: Più più, illustrissimo.
Passeggere: Ma come qual altro? Non vi piacerebb'egli che l'anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?
Venditore: Signor no, non mi piacerebbe.
Passeggere: Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi?
Venditore: Saranno vent'anni, illustrissimo.
Passeggere: A quale di cotesti vent'anni vorreste che somigliasse l'anno venturo?
Venditore: Io? non saprei.
Passeggere: Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?
Venditore: No in verità, illustrissimo.
Passeggere: E pure la vita è una cosa bella. Non è vero?
Venditore: Cotesto si sa.
Passeggere: Non tornereste voi a vivere cotesti vent'anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da che nasceste?
… (così via…)
Mario Ciro Ciavarella