Mario Ciro Ciavarella

San Marco in Lamis, domenica 17 dicembre 2017 -  Anche Gesù Cristo in punto di morte ne ebbe paura: “Padre allontana da me questo calice amaro”. Era comunque anche un uomo. Un  essere umano sul quale sono stati scritti migliaia di libri, “esplorandolo” in tutto e per tutto, dal lato umano a quello divino. Di difficile definizione. Così come è difficile la definizione della morte. Per alcuni è una liberazione, per tanti è sinonimo di paura e fine di tutto, e per pochi eletti  sarà l’inizio della vera vita.

  E desso sembra che ci sia un’altra categoria che avrà il privilegio di allontanarla il più possibile, essendo possessori di un farmaco che sembra possa sconfiggere la leucemia: il Kymriah. L'ultimo ritrovato nella lotta contro questa neoplasia ematologica. Il cui costo è di 475 mila franchi, ovvero poco più di 400 mila euro. Messo a punto da un ricercatore dell'università della Pennsylvania, è un prodotto dell'elvetica Novartis.

 Pochi eletti potranno godere dell’acquisto di questo farmaco che non agisce da solo, ma viene associato ad una terapia di estrazione di globuli bianchi del paziente con manipolazione e successivo reimpianto.

 Non bisogna essere solo ricchi, ma anche affetti, però, da questa patologia e non da altre, alle quali non ci sono ancora soluzioni. Quindi, il cerchio di aspiranti pazienti si restringe.  

 E inoltre sembra che la terapia possa provocare alcuni effetti collaterali  non solo gravi ma anche costosi. Per poi poter guarire non solo dalla leucemia ma anche dagli effetti collaterali… ci vorranno altre centinaia di migliaia di euro.

 Il discorso all’inizio sembrava semplice, ma adesso come si sta capendo bene, si complica. Però, sembra che questi ricchi (che poi si sono impoveriti per le spese folli fatte per combattere la malattia e gli effetti collaterali), potranno vivere di più. Ma non in eterno. Il problema della morte viene solo allontanato.  

 L’istinto di sopravvivenza grida dal suo animo che bisogna sempre andare oltre il possibile. Ma l’istinto non è sufficiente: i soldi aiutano anche l’istinto di sopravvivenza!! E i poveri, o almeno quelli non molto ricchi, come potrebbero fare per allungare le loro aspettative di vita??

 Ben poco: le malattie gravi sono quasi tutte genetiche, il DNA ha già dentro si sé le istruzioni di durata della vita del suo “possessore”. Lo stile di vita senza dubbio aiuta a vivere meglio, ma non sappiamo quanto più  a lungo.   

 L’organismo umano è talmente complesso che è impossibile capire cosa gli succederà domani, qualunque sia il nostro stile di vita. La differenza, a volte, la fanno i soldi. Nel senso che, chi ha la possibilità di curarsi presso centri rinomati, ha probabilmente una durata della vita prolungata.

 Ma anche il quel caso bisognerebbe sapere quale sarà l’organo che non funzionerà come si deve. Dipende anche da questo: essere fortunati e ricchi nell’avere il problema giusto nel posto giusto.

 Ci vorrebbero troppe coincidenze. E troppe coincidenze sono un indizio. E un indizio è troppo poco per vivere per sempre.

 Soundtrack: “La Porta dello Spavento Supremo” - Franco Battiato

 Film recommended: “Il settimo sigillo” di Ingmar Bergman

 

di Mario Ciro Ciavarella