Mario Ciro Ciavarella
San Marco in Lamis, martedì 28 novembre 2017 - “Dà ancora uno sguardo fuori della finestra, una brevissima occhiata, per l’ultima sua porzione di stelle. Poi nel buio, benché nessuno lo veda, sorride.” Questo è il finale del romanzo di Dino Buzzati, “Il deserto dei Tartari”. Dove si racconta l’animo umano e il suo adattarsi alle circostanze, oltre a rappresentare la trasformazione delle aspettative e delle ambizioni dell’uomo di fronte alla realtà della vita quotidiana, la cui bellezza si esprime in piccoli gesti e in piccoli atti che con dignità il protagonista svolge fino alla fine.
Si parla anche dell’attesa. Di qualcosa che deve succedere, ma che quando succede è troppo tardi. In questa storia si parla di una fortezza che viene difesa da alcuni militari da un attacco che prima o poi verrà sferrato dai Tartari.
Cosa si fa quando si attende qualcosa di buono? Eh sì, in questa storia l’attesa viene considerata come una liberazione e come una vittoria sul nemico, quando attaccherà. I Tartari rappresentano un motivo per dare un senso alla vita del sottotenente Giovanni Drogo, il protagonista.
Quando si attende sembra che non si viva: si è, in un senso di solitudine materiale dove il resto del mondo non ti è vicino; ma anche con una complicità cerebrale che occupa la tua vita con infiniti pensieri e pochissime parole.
Come le file. Come quando ci mettiamo in fila per poter arrivare ad uno sportello di un ufficio, oppure stiamo attendendo che arrivi un treno da prendere. Sempre attese. Le nostre vite sono riempite da momenti che sembrano vuoti, poiché non c’è nessun movimento del nostro corpo.
Una “strana” fila si è composta pochi giorni fa a Bologna. Dove un centro commerciale per festeggiare 24 anni di vita, ha offerto gratis una torta lunga 24 metri. E fin qui la notizia potrebbe essere da “Guinness dei primati”. Ma questa torta ha un “contorno” lungo 200 metri.
Il contorno in questo caso non è un alimento da mangiare insieme alla torta, ma è composto da persone!! Tantissime persone che si sono messe diligentemente in fila per 200 metri per poter assaggiare una fetta di quella torta!!!!
Duecento metri di fila!! Migliaia di persone che hanno aspettato il proprio turno per poter mangiare una fetta di torta gratis. Quanto tempo avranno atteso per poter assaggiare quel dolce?? Il calcolo sembra che non sia stato fatto. Hanno fatto sicuramente un’attesa lunga.
Non c’era in questo caso nessun nemico da attendere e combattere. Ma la battaglia di questi “avventori” era con loro stessi: volevano vedere se riuscivano ad aspettare il tempo necessario per poter prendere quella fetta di torta. Era diventato forse anche una questione di principio: se sono più forte io, oppure quello che mi sta un metro davanti.
Magari arrendersi dopo tanti minuti era come darla vinta a quello che stava dietro di me in quella fila. In quel modo la gente che stava in fila stava “combattendo” per poter dire: “Il mio turno non deve essere messo in discussione. Io esisto e lo dimostro con la mia presenza in questo luogo”.
Stare in quella fila dava un senso a quello che era stato creato miliardi di anni fa. Come dire: se c’è stata una “Creazione non casuale”, allora anche questa fila ha un senso. E non voglio uscirne fuori, altrimenti metterei tutto in discussione. Sono in fila e ci rimango!!!
La dolce attesa di quella fila, ci fa capire che alla fine ci sarà comunque un qualcosa. In questo caso una fetta di torta. E spesso facciamo tante di quelle cose durante la nostra vita, che alla fine non riusciamo a trovarci niente in tasca. E nemmeno in bocca.
Soundtrack: “L’attesa” - Giorgio Gaber
Book recommended: “Il deserto dei Tartari” di Dino Buzzati
Mario Ciro Ciavarella