Mario Ciro Ciavarella

San Marco in Lamis – lunedì 20 novembre 2017 - Dopo vari tentativi di scrittura (che non potete leggere poiché ho cancellato almeno per sette volte l’inizio di questo articolo), forse ho trovato l’inizio di questa storia.  Atroce, iniziamo con un aggettivo: atroce. Convivere per nove mesi con un essere umano che non si sente proprio. Che quando tirava calci nel pancione della donna che lo portava in grembo, sembravano calci che provenivano da di fuori del corpo, e non da dentro.

 Dentro di noi c’è tutto ciò che portiamo da sempre, dalla nascita: portiamo le emozioni, i sogni, i desideri. E non si desidera assolutamente  tenere dentro il proprio corpo un essere umano che dopo alcuni mesi vedrà la nascita. Se il nascituro non è nostro e proviene da un mittente che non conosciamo.

Da una persona che ha abusato del nostro copro e lo ha distrutto con la sua presenza ingombrante e criminale: uno stupro.   

Luisa Velluti (nella foto), 29 anni di Falcade (Belluno) stava cercando da sempre sua madre. La donna che le dette la vita, dopo essere stata stuprata.

Lei si fa viva e risponde alla figlia, dicendo tra l’altro, che: “Non ho nemmeno scelto di averti, per me sei solo la più dolorosa ferita che ho avuto a 18 anni, altro che madre naturale… rispetta il mio dolore e la mia solitudine. Se avessi avuto anche solo una buona ragione per volerti vedere avrei risposto agli appelli del Tribunale, non trovi?» Una risposta spietata e senza possibilità di replica.  

La ragazza dopo la nascita venne affidata ad una famiglia di Belluno e lì crebbe. Cosa dire. Cosa si può dire oltre a quello che viene detto dalla  richiesta della figlia e dalla risposta della madre?

La risposta è scioccante anche per gli spettatori di questa tragica storia,  figuriamoci per Luisa, il frutto di uno stupro. Questa ragazza è stata considerata dalla madre “un errore”. In effetti l’errore c’è stato in questa storia, ed è un errore che è nato molto prima: quando nacque quell’uomo che abusò della madre  di Luisa.

Le nostre vite sono frutto di eventi casuali e conseguenziali: è nato quel criminale che abusò della madre di Luisa, e casualmente e di conseguenza  ci fu lo stupro. Le coincidenze sono più degli indizi. Siamo in balia di incroci, persone che si fermano in quel momento, come potrebbero proseguire anche per pochi metri e tutto sarebbe diverso.

Gli amori, le vendette, i tradimenti sono frutto di porte che si aprono o si chiudono sulle nostre facce, come potrebbero spingerci dentro dei luoghi dove il libro delle nostre vite non aspetta altro che continuare a girare  pagina per poter mettere altro inchiostro su quelle pagine bianche.

Gli amori voluti sfuggono a quest’ultima considerazione: ma si cercano. E se poi non si trovano, pazienza. Forse è così… 

(Per una storia del genere non riesco a suggerire nessun film, libro o canzone, scusate)