Antonio Del Vecchio
San Marco in Lamis, martedì 7 ottobre 2017 - Su temi educativi del momento, la Fondazione “Angelo e Pasquale Soccio” è sempre attiva e pronta ad affrontarli e discuterne. Lo farà anche questa volta con una conversazione su “I linguaggi dei social”, l’attuale modo di comunicare che con face book ha allargato la sua platea all’intera umanità. L’iniziativa, che è patrocinata e caldeggiata dall’Amministrazione Comunale di Michele Merla, vedrà il suo svolgimento al primo piano del Palazzo - Biblioteca, venerdì 10 novembre, con inizio alle ore 17.30.
A renderlo noto è l’invito-locandina diramato in ogni dove, compresa la ‘discussa’rete. Protagonista della serata sarà Ferdinando Pappalardo, docente di Letteratura italiana presso l’Università di Bari. Tema e relatore sarà introdotto da Michele Galante nella sua molteplice veste, di presidente del sodalizio ospitante, di scrittore e uomo di cultura di prim’ordine, già parlamentare e sindaco della città per due mandati, nonché politico di lungo corso nelle file dell’ex-PCI e nelle varie ‘filiazioni ‘ e trasformazioni succedutisi negli ultimi decenni.
Al riguardo c’è molta attesa ed interesse, perché non tutti usano o sanno usare appuntino i novelli strumenti informatici, a cominciare da coloro che hanno superato da tempo l’età per farlo, come gli anziani. E questo indipendentemente dalla loro condizione professionale e dal grado di istruzione posseduto. E non è tanto il contenuto - forma a scoraggiarli, riflettendo esso un linguaggio prettamente elementare, quanto l’uso di meccanismi informatici estremamente evoluti e in continua trasformazione.
Quindi, non bisogna arrendersi, ma accettare il nuovo che avanza. Il compito delle istituzioni è quello di puntare all’alfabetizzazione dei “migranti digitali”, abbattere il “divide- digitale” e insegnare a tutti ad orientarsi nel mare magnum del web. Le nuove tecnologie offrono straordinarie possibilità a costi relativamente contenuti. L’incipiente comunicazione di tipo digitale non ha ancora un vocabolario tutto suo , né una grammatica, ma si apprestata ad essere regolamentata.
E questo per evitare ogni sconfinamento sia in campo formale, sia in quello contenutistico ed ancora di più in ciò che riguarda le prerogative puramente comportamentali, che ti obbligano al rispetto della marea dei navigatori, in quanto uomini e soggetti di diritti e valori. Il pericolo che ne deriva, se non si metterà freno alla materia è che l’estensione della democrazia possa tramutarsi in asettica abitudine di natura meccanica e digitale, se non addirittura, come ha scritto qualcuno, in una sorta di democrazia delle credulità. Staremo, dunque, a vedere che cosa ci dirà il predetto professore universitario.