Antonio Daniele

San Marco in Lamis, domenica 5 novembre 2017 -  In questi giorni, in ogni parte d’Italia, l’ACR inizia il suo cammino con la Festa del Ciao. Lo slogan scelto per questo anno associativo, che accompagnerà l’associazione per tutto l’anno, è “Pronti a scattare”. Il fascinante mondo dell’immagine sarà il protagonista del linguaggio degli acierrini. Un mondo che ha pervaso in modo anomalo e preponderante anche quello degli adulti. Basta fare una carrellata sui social più usati che esce un mondo che fa dell’uso dell’immagini il suo pane quotidiano.

 Non c’è occasione pubblica o privata che non venga messa sulla “piazza virtuale” senza curare che uso e che fine fanno le nostre immagini o i momenti da noi immortalati. Per la verità non tutto è distorto. L’uso corretto permette a tanti d’informarsi e essere presenti sull’evento anche a chilometri di distanza. La festa dell’ACR mi ha dato modo di riflettere su di noi, sulle immagini che corrono sui social, sull’uso che noi condividiamo e postiamo. È una riflessione che bisogna fare come singoli, famiglie e comunità. Non tutto ciò che avviene può essere “postato”. C’è una intimità che nasce dal dì dentro che bisogna preservare e conservare. Non ci possono essere immagini che violano la privacy delle persone. Non possiamo “stare” sull’evento o sui fatti, prima di aver fatto una verifica e riflettuto sulle conseguenze.

Da tempo esperti in comunicazione ci stanno mettendo in guardia sullo uso distorto dei media. Che possono ferire i singoli, le famiglie, un’intera comunità. Possiamo esercitare il nostro essere comunità educante anche non condividendo immagini e filmati che imbarazzano e che possono far male. La cronaca è piena di episodi conseguenti all’uso distorto delle immagini che in maniera inconsapevole o addirittura con preciso disegno vengono messe senza pensare quali possono essere gli usi che terzi ne possano fare. Come educatori, esercitiamo il nostro dovere di segnalare e di non essere megafoni mediatici a immagini o filmati che possano ledere la dignità dell’uomo.