Antonio Daniele

San Marco in Lamis, giovedì 7 settembre 2017 -  Negli ultimi mesi della legislatura il Parlamento è alle prese con le leggi, quelle più importanti, che sono rimaste all’angolo a causa dei veti incrociati. Eppure molte di queste possono dare una impronta diversa nella vita politica e sociale. Mi riferisco, in modo particolare, alla legge elettorale e allo Ius Soli. Mentre per la legge elettorale, ormai siamo alle comiche, è come una maglia lunga che viene tirata e modificata secondo il partito o la coalizione che sta al governo, lo Ius Soli è una legge che darebbe un segnale di civiltà alla nostra nazione.

 Ma cos’è lo Ius Soli? Attualmente per diventare italiani bisogna nascere da almeno un genitore italiano o da genitori stranieri, ma solo dopo i 18 anni si può chiedere la cittadinanza, dopo aver fatto un esame in “italiano”. Lo Ius Soli darebbe a questi ragazzi la possibilità di ricevere automaticamente la cittadinanza. In Italia ci sono oltre mezzo milioni di giovani e ragazzi, che parlano bene la nostra lingua, che conoscono i nostri costumi, mangiano come noi, ma che sono considerati stranieri. Questo comporta diverse difficoltà di integrazione, d’iscrizione scolastica, di sentirsi pienamente uguali al loro compagno di banco o di condominio. Sulle paure non si costruisce nulla.

Seminando terrore o chissà quali conseguenze si avrebbe con questa legge, si semina odio e fanatismo. Lo Ius Soli è la scelta di uno Stato che dà la possibilità di diventare italiani a quei ragazzi che effettivamente nascono in Italia e farli sentire pienamente integrati. È una scelta coraggiosa di chi non ha paura dell’integrazione e che disciplinerebbe, in modo chiaro, il variegato mondo degli stranieri che lavorano stabilmente, producono e che favoriscono la crescita della nostra nazione. Il legislatore non deve inseguire la “pancia” dei propri elettori. Al politico è lasciato anche il compito di indicare la strada e di non inseguire interessi elettorali, a volte di pochi punti percentuali in eventuali elezioni, senza pensare alle conseguenze generali.