Antonio Del Vecchio

San Marco in Lamis, venerdì 1 settembre 2017 -  Abbellire con il disegno e la pittura tutto ciò che li capita tra le mani e dintorni è la passione dei cosiddetti artisti di strada o graffitisti. Appaiono per la prima volta alla fine degli anni ’60 con degli scritti detti appunto graffiti nei luoghi più disparati, noti in campo internazionale col nome di ‘Write art’. Tanto a significare la protesta politica e la contestazione. Successivamente la tecnica si perfezionò e accanto alle scritte apparvero i disegni, dapprima grossolani e poi sempre più perfetti.

 Nei tempi attuali, il fenomeno è definito “Aerosol – Art”. E questo perché si avvale  della bomboletta spray con applicazioni pittoriche aerografiche simili alle produzioni aerografiche convenzionali, con l’uso anche del pennello e dell’acrilico. Inizialmente L'Aerosol-Art  ha arricchito di significato le scritte - Graffiti connotandole e rendendole appetibili al grande pubblico, e, successivamente, ha trovato una propria indipendenza e dignità artistica. Le figure che emergono sono sempre più perfette, facendo dell'Aerosol-Art sia un punto di partenza che di arrivo. Gli artisti di tale genere, come i loro padri del ‘68, operano per lo più nelle zone degradate delle città e dei paesi. Lo fanno, oltre che per soddisfare una propria inclinazione artistica, soprattutto per restituire al luogo la funzione originaria e la vivibilità perduta.

Le tele dei loro desideri ed azioni, diventano dunque le pareti in cemento o in intonaco più o meno scalcinato: muri perimetrali degli immobili, di recinti e cortili, ecc. Trattandosi in massima parte di colori vivaci l’intervento spesso non solo non abbellisce, ma crea ulteriore abbandono e abbruttimento della zona, isolandolo sempre di più dal contesto vitale generale. L’arte, anziché generare sensazione di soddisfazione, produce rigetto e nausea. Al contrario quando ad agire è la vera arte, i graffiti e le figure associate attraggono e sono condivisi non solo dai giovani ma anche dal resto della comunità. Lo dimostrano gli immobili che circondano ed ospitano la sede di “Artefacendo”, ubicata nella parte estrema (Ovest) della Villetta Comunale, a San Marco in Lamis.

Gli stessi negli ultimi anni sono diventati dei veri e propri gioielli architettonici, con l’utilizzo appieno degli stessi da parte del sociale. Qui trovano ospitalità idonea, le principali manifestazioni culturali della cittadina: musica, mostre d’arte e fotografiche, incontri-dibattito vari, ecc. L’ultima operazione di recupero, specie sul piano visivo, è stato quello compiuto alla cabina elettrica situata di rimpetto alla facciata di “Artefacendo”. La stessa è stata affrescata con immagini per davvero belle, espressive e godibili. Ad operare con pennelli e bombolette spray e l’uso di liquidi di tipo acrilico e a tempera, sono state alcune studentesse delle Superiori, soprannominate le tre “Ma” dalle iniziali dei loro nomi: Margherita, Marilina e Mara,  stampigliate tra l’altro a mo di firma in calce alla scena principale (vedi foto).

La composizioni, come pure i loro colori assortiti sono stati assai apprezzati non solo dai critici, ma anche dal grosso pubblico, che qui si riversa in ogni momento della giornata per il passeggio e le compere. E ciò parimenti ai tempi antichi, allorché lo stabile in questione ospitava, tra l’altro, la biblioteca comunale e la centrale telefonica con il suo centralino. . Anche la parte posteriore del fabbricato, una volta regno incontrastato delle voluminose e sgangherate antenne metalliche, è stata trasformata ed arredata come Cristo comanda come Sala di riunione e concerti. Il merito di tutto questo ovviamente spetta ai giovani dirigenti di “Artefacendo”, che hanno fatto valere nell’anzidetta operazione’abbellimento’ il loro grande ed innato talento e professionalità ed anche all’Ente pubblico, in primis l’Amministrazione Comunale di prima e di dopo che li hanno sostenuti.