Antonio Del Vecchio
San Marco in Lamis, venerdì 116 giugno 2017 - Grande festa per il ripristino dell’organo a mantice nella Cappella di Santa Chiara, a San Marco in Lamis. In essa si venera la statua di Santa Rita, assai cara ai devoti del luogo sia per i festeggiamenti annuali che si fanno in suo onore, sia per i frequenti pellegrinaggi che si ripetono verso il Santuario di Cascia, ma soprattutto per la diffusione del nome ‘Rita’, presenta in quasi tutte le famiglie. Il tutto ha avuto luogo, qualche giorno fa, in pompa magna, con la partecipazione di una folla di fedeli che oltre a riempire il piccolo tempio si è riversata anche all’esterno, pur di poter assistere ed essere testimone dell’evento definito dai più ‘storico’, per le ragioni che si diranno.
Ad impartire la Santa Benedizione, assistito dal clero locale e dai rappresentanti del Comitato pro Santa Rita, ci ha pensato il vescovo di Foggia Francesco Tamburrino, alla cui diocesi appartiene da secoli e secoli la comunità locale. Dopo di che, a mo’ di collaudo, ha eseguito una serie di brani tratti dal migliore repertorio di musica sacra e barocca, il maestro Francesco Di Lernia, direttore del Conservatorio di Foggia, onorato in passato da un altro illustre musicista sammarchese, quale Luigi La Porta. L’esistenza dell’organo perdura dal 1848. Da qui il pensiero fisso dei tanti rettori della cappella succedutisi nel corso degli anni, tra quali ci sono da ricordare illustri sacerdoti e professori, dal più antico canonico Don Michele Giuliani (1871 – 1959), latinista di prim’ordine e conoscitore - docente di lingue straniere, nonché musicista e compositore di chiara fama.
Per chi ne volesse sapere di più, basta consultare il v.Piccole Cose di Luigi Delle Vergini, pp da 66 a 68, di recente in vetrina. Tra i ricordi più recenti, troviamo tra i rettori del medesimo tempio: Don Pasquale Del Mastro e Don Luigi Tardio, il primo osannato docente di Storia e Filosofia al Liceo Classico e l’altro docente di Lettere Classiche presso la medesima scuola e poi preside in quel di San Severo. E tanti altri ancora. Va da sé che il restauro in parola si deve in parte alla ‘questua’ a tappeto condotta con abnegazione e pazienza da quelli del Comitato che gestisce le varie ‘cose’ del tempio, capitanato per l’occasione dal dinamico ‘vicino di casa’, Giancarlo Pettolino dell’orificeria Nardella e dal lungimirante Raffaele Fino, già sindaco ed amministratore di lungo corso della città. L’esecuzione dell’opera si deve, invece, alla mano esperta di due valenti artigiani pugliesi, quali Leonardo Marrone di San Ferdinando di Puglia e Pierfrancesco Pagliarulo di Castellana Grotte.
Il primo si è occupato del restauro della cassa armonica, l’altro della parte meccanica ossia del mantice soffia-aria che ne costituisce, come risaputo, il motore principale dell’impianto sonoro. Senza di esso , infatti, il complicato strumento musicale, resterebbe muto. In passato non c’era chiesa che non avesse organo. Per cui a dare musica contribuivano tantissimi chierici e ragazzi in genere, chiamati in ogni occasione a manovrare le aste dei mantici. Per loro era una sorte di gioco o meglio una ‘croce- delizia,’ quando si trovavano alle manovre. Pertanto, quando venivano chiamati dal sacerdote o dal sagrestano rispondevano quasi sempre con gioia e disponibilità. Tanti tra quei ragazzi di una volta ricordano quei tempi con grande nostalgia e commozione, non solo in virtù dell’età della purezza, ma soprattutto per i valori di solidarietà e di vicinanza che s’insegnavano e si praticavano a largo raggio in tutti gli strati della popolazione, diversamente da oggi dove, pare: Mala tempora cucurrunt!