Redazione

San Marco in Lamis, martedì 6 giugno 2017 - Avrebbero svaligiato un abitazione e poi chiesto 23 mila euro per restituire la refurtiva.  Sono stati arrestati dopo un anno. E se solo le vittime avessero collaborato con le forze dell’ordine forse l’indagine si sarebbe chiusa molto tempo prima e nessuno ci avrebbe rimesso del denaro. San Marco in Lamis, terrà di criminalità, dove il cosiddetto fenomeno del “cavallo di ritorno” fino a oggi aveva riguardato solo il furto di strumenti e macchinari agricoli.

 Oggi invece – come sostenuto in conferenza stampa dal colonnello Marco Aquilio, a capo del comando provinciale dei carabinieri di Foggia – assistiamo a un fenomeno nuovo: i furti in appartamento con richiesta estorsiva di denaro. E’ accaduto, come detto, nel maggio del 2016: una banda di quattro persone, capeggiata da un 46enne, detto “il lupo”, pregiudicato , aveva messo a segno un grande colpo insieme al complice  un 57enne: un furto ai danni di una coppia in una lussuosa casa di San Marco, anche se nell’ordinanza spiccata dalla procura di Foggia non viene contestato anche il reato di furto, visto che non è chiaro se siano stati realmente loro gli esecutori materiali del colpo.

Da una cassetta di sicurezza scompaiono beni per un valore di 250 mila euro, tra gioielli antichi, oggetti in oro e denaro contante. Scatta dunque la richiesta estorsiva di 25mila euro nei confronti dei proprietari della villa, in vacanza nei giorni in cui la banda aveva messo a segno il colpaccio. Richiesta in un primo momento negata. I proprietari della villa avevano deciso di denunciare regolarmente il fatto ai carabinieri di San Giovanni Rotondo. Ma dopo circa due mesi – a luglio - la loro collaborazione con le forze dell’ordine cessa improvvisamente, visto che si verifica una serrata trattativa tra le vittime e la banda.

E qui entrano in scena altri due soggetti, che si occupano di contattare le vittime e di fissare appuntamenti per chiudere il “compromesso”. Che si conclude con una beffa: le vittime pagano quanto richiesto ma la restituzione della merce è una bluff, perché solo una parte della refurtiva (stimabile in circa dieci mila euro) viene fatta ritrovare in un frigorifero in disuso all’interno di una casa di vacanza sul Gargano.

Tutto finito? No, perché i carabinieri continuano le indagini, ritenendo che la merce rubata non fosse facilmente piazzabile nel mercato dei compra oro (da qui la decisione di chiedere un “riscatto” in termini economici sicuri) e quindi nascosta da qualche parte. Viene avviato così un servizio di intelligence, tra appostamenti e intercettazioni che riescono a far emergere i profili degli estorsori, anche in mancanza – tuttora – di notizie sulla destinazione finale del materiale. I quattro vengono così arrestati con l’accusa a vario titolo di estorsione aggravata e ricettazione in concorso. ( fonte teleradioerre.it)