Mario Ciro Ciavarella
San Marco in Lamis, lunedì 5 giugno 2017 - Spesso ci meravigliamo di come alcuni riescano a fare degli exploit in modo improvviso e che mai nessuno potesse aspettarselo. Sembra che questi elementi abbiamo fatto dei patti con qualcuno che trascende la materia. A volte pensiamo così: un patto con il diavolo.E di queste leggende, a volte fatti storici, ce ne sono tracce non solo nella letteratura ma anche nella storia della musica. Il diffuso meme culturale del patto col diavolo, familiare alla leggenda di Faust e alla figura di Mefistofele, è un elemento di molti racconti di origine popolare.
Il baratto è sempre pericoloso, poiché il prezzo da pagare per il servizio del demone è l'anima del contraente.
Un cambiamento improvviso, come può essere una ricchezza (a parte la vincita di una lotteria o un’eredità), potrebbe essere un indizio di avere davanti a noi qualcuno che è entrato in contatto con il Male in persona.
Il Male si dice si incontra ad un crocevia. Come dire, a te la scelta: il Bene o il Male. C’è una canzone che racconta nei minimi particolare questo tipo di contatto: “Cross Road Blues”. Che dice, “Un uomo alto e nero, mi prese la chitarra, l’accordò, e in quel preciso istante mi promise talento e successo. Ma solo per 10 anni. In cambio la mia anima”.
Questa storia l’ha raccontata cantando Robert Johnson, in una delle sue 16 canzoni registrate nel 1930, dopo che sua moglie morì, e lui, Johnson, sparì letteralmente per quasi un anno.
Le sue radici sono poverissime, come tutti i neri dell’epoca: lavori nei campi di cotone e fuga continua dai membri del Ku Klux Klan. Nel Mississippi la sopravvivenza era all’ordine del giorno.
Come tutti quelli di colore, Robert si dà al canto in tenera età, ma i risultati sono scarsi. Anche il suo maestro di chitarra e canto non scommise nemmeno un centesimo sul futuro del ragazzino. Poi, il matrimonio in giovane età, la morte della moglie a 16 anni e la fuga verso qualcosa di bello e impossibile.
E il bello è che l’impossibile arrivò: dopo nemmeno un anno Robert Johnson ritornò nella contea di Copiah, imbracciando la chitarra e cantando come mai aveva fatto prima. La capacità espressiva, la tecnica vocale e musicale impressionò tutti. Il chitarrista dei Rolling Stones, Keith Richards, quando ascoltò per la prima volta suonare Johnson, in una registrazione, era certo che in quella canzone c’erano due chitarre che stavano suonando insieme!!
A quelli che gli chiedevano dove sia stato e come abbia fatto ad avere una trasformazione del genere, Robert Johnson rispondeva con le parole della canzone “Cross Road Blues”. Un incontro importante e inaspettato. La voce di quell’incontro “soprannaturale” si sparse immediatamente in tutta la contea, e molti proprietari di locali vollero Johnson da loro per intrattenere i clienti.
Risultato: venne avvelenato dopo poco tempo, il tempo necessario di incidere sedici tracce musicali che rimangono nelle storia del blues. L’invidia di qualcuno che non digeriva la bravura di un collega, arrivò a tanto. Morì a 27 anni, dieci anni dopo che iniziò “a suonare bene”. L’età che viene considerata maledetta nel rock. Altri cantanti morirono a quell’età: Brian Jones (Rolling Stones), Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison, Kurt Cobain, Amy Winehouse e tanti altri cantanti meno conosciuti come quelli precedenti.
A Johnson si sono ispirati cantanti come Ben Harper, Eric Clapton, Bob Dylan. La tomba di Robert Johnson non si sa dove sia: ci sono tre lapidi che ricordano la sepoltura del ragazzo di Hazlehurst. Che il diavolo ci abbia messo del suo perché nessuno possa pregare sulla sua tomba?
Sound Track: “A me me piace ‘o blues” - Pino Daniele
Mario Ciro Ciavarella