Mario Ciro Ciavarella

San Marco in Lamis, martedì 2 maggio 2017 -  Nel 2012 a Cambridge (Inghilterra) un gruppo di scienziati alla presenza del fisico Stephen Hawking ha siglato la “Dichiarazione di Cambridge sulla coscienza”, la quale afferma che molti animali, soprattutto mammiferi e uccelli, sono coscienti e consapevoli allo stesso livello degli esseri umani. In pratica, questi animali hanno coscienza di sé e degli altri. Come noi umani. Soffrono, gioiscono, sanno quando sbagliano, fanno finta di stare male per farsi coccolare, e tutto ciò che noi umani facciamo.

 Un giusto riconoscimento verso i nostri amici a quattro zampe, ma anche a due. Tante volte bistrattati e sfruttati anche per i nostri passatempi. Dicevamo, la coscienza animale. Che poi, se vogliamo ricordarlo ancora una volta, anche l’uomo è un animale. Un mammifero per l’esattezza.  Quello che è riuscito a superare tutti gli altri animali “grazie” alla sua coscienza.

E non è detto che la scala evolutiva sia quella “giusta”: nel senso che l’uomo occupi il gradino migliore dell’evoluzione. Può darsi che occupiamo un gradino non superiore a quelli occupati dagli altri esseri viventi, ma un gradino… collaterale. Che è uscito un po’ fuori dal “ramo evolutivo”. Una svista della natura, in pratica.  Potremmo essere il frutto di una sbandata dell’evoluzione, avvenuta 200.000 anni fa.

C’è un certo Frankie che sta aspettando da alcuni giorni un suo amico. Frankie ha fede. Sa che il suo amico del cuore non tornerà più. Poiché l’ha  visto morire in un incidente stradale. E Frankie era proprio lì, sulla stessa bicicletta di Michele, il suo migliore amico.

Quasi quotidianamente prendevano sempre la stessa bicicletta e  pedalavano (veramente pedalava solo Michele). Frankie si sistemava sul  manubrio, come facevano alcuni decenni fa le donne, quando si sedevano sul manubrio della bicicletta, e il fidanzato o marito le portava in giro. Era un’amicizia che durava da sempre. Adesso è finita. E Frankie aspetta  invano (anche se lo sa): il suo amico che non c’è più. In quel posto è rimasto per un giorno e una notte, proprio lì, senza spostarsi di un centimetro: dove è avvenuto l’impatto tra i due mezzi.

E nell’attesa Frankie, di tanto in tanto, si sposta e va ad aspettare i figli di Michele: due gemelli di 4 anni. Li aspetta fuori dall’asilo. E li accompagna letteralmente volando, a casa loro. Fa così dal giorno in cui è morto il padre dei gemelli: si sta sostituendo a lui.

Non sappiamo se Frankie pianga: i suoi occhi sono troppo piccoli, ma fa sentire la sua voce, questo è sicuro. E sono grida di dolore e di richiamo  allo stesso istante. Come se rimproverasse e cercasse nello stesso momento il suo amico Michele.

Frankie è un pappagallo, e Michele è Michele Scarponi. Il ciclista  professionista che è deceduto pochi giorni fa a seguito di un incidente  stradale sulla sua bicicletta durante un allenamento. Dove c’era anche il pappagallo Frankie appollaiato sul manubrio della bicicletta.

Adesso il pappagallo con la sua coscienza  aspetta l’amico deceduto sul  posto dove perse la vita. E da lì non si muove. Si è posizionato su un  cartello stradale e guarda la gente che va a mettere dei mazzi di fiori proprio lì sotto, dove è avvenuto l’impatto.

E poi va ad accompagnare i figli di Michele a casa, “prelevandoli”  dall’asilo.

La coscienza di Frankie è così. Il bello è che nessuno gli ha suggerito nulla su come comportarsi. Lo fa perché è giusto così. Di sua iniziativa!!!

 

  Mario Ciro Ciavarella

 

Sound track: “Le aquile non volano a stormi” di Franco Battiato