Redazione

San Marco in Lamis, sabato 18 dicembre 2021 -  Jennipher D’amico è una ragazza di quindici anni che frequenta il secondo anno dell’indirizzo I.A.M.I. (Industria e Artigianato per il Made in Italy) dell’Istituto d ‘ Istruzione Superiore “P. Giannone di S. Marco in Lamis. Come tutti i ragazzi, la studentessa è amante dei jeans, l’unico capo di abbigliamento capace di attraversare trasversalmente epoche storiche semplicemente modificando orlo, ampiezza, o intenzioni con cui era indossato. 

Da qui l’idea originale di Jenny:  ha  trasferito il suo  estro creativo su alcuni jeans dismessi, eliminati dal guardaroba  dei suoi amici di classe e destinati al cassonetto, dando loro una nuova forma di vita. La studentessa ha pensato di immortalare, su questo leggendario capo di abbigliamento, con colori e pennelli, alcuni scorci del suo paese e i versi del suo poeta preferito: Joseph Tusiani. “A volte emblema di aggregazione, altre di trasgressione, mai intramontabile o banale, camaleontico, che riesce sempre ad affermarsi anche in ambienti di lavoro o per occasioni importanti.

Cinque vecchi paia di pantaloni in denim strappato, slavato e sfilacciato, che, dopo aver vestito cinque miei amici di scuola e vissuto tante storie e avventure, diventano  un vero e proprio tableau, che racconta  i versi nostalgici della poesia “Natale. Anche il jeans, come “il poeta dei due mondi”, ha  radici italiane. Tessuto di fustagno che ha origini a Genova (infatti il termine “Jeans” deriva dal francese “Gènes”), prodotto prima in pezze tra il XV e il XVI secolo nella città ligure, grossa mediatrice, durante gli “Anni bui”, tra Oriente e Occidente.

Con l’introduzione di alcune macchine industriali, verso il 1930, le pezze prodotte dai telai, verranno sostituite dai rotoli e tinti con l’indaco. Le tele di cotone blu verranno esportate in Oriente (vd. “Il Milione”) e nel Nord Europa (Provenza, ecc.). In seguito, il fustagno, antenato dei nostri Jeans, arriverà in America e, il suo ritorno in Europa, sarà più di un successo! Materia, colore e intreccio: cotone, blu e intreccio a “saia da tre” sono gli elementi caratteristici del Jeans. Grazie all’ingegno di Levi Struss, quello che oggi chiamiamo Jeans era usato per confezionare abiti da lavoro abbigliamento destinato alle classi meno abbienti.

Come capo da lavoro i jeans ebbero fortuna non solo tra i minatori ma anche tra gli agricoltori e gli allevatori. Grazie ai marchi americani  Lee e  Wrangler il denim fu apprezzato anche dai soldati che lo adottarono nel tempo libero come abbigliamento casual. L’esercito americano, nel secondo conflitto mondiale, è il tramite più efficace per la diffusione in Europa dell’ abbigliamento denim. I soldati, infatti vengono visti come liberatori, sono gli eroi e coloro che trasmettono i valori della rinascita. Agli inizi degli anni ’50, anche grazie ai mezzi di comunicazione di massa, i jeans diventano il capo di abbigliamento di una nuova categoria anagrafica: quella dei giovani

Ruolo fondamentale per la diffusione è da attribuire soprattutto  al cinema americano del dopoguerra (Gioventù bruciata, Il selvaggio, ecc.).Da questo momento la categoria dei giovani ha adottato i jeans come indumento identificativo di una gioventù ribelle e sempre più contestatrice (anni ’70). La passione per l’ America e per l’abbigliamento casual di alcuni imprenditori italiani fa nascere ( sempre negli anni ’50)marchi che comprano tessuti denim americano per confezionare i capi in  denim in Italia. Molte sono state le aziende tessili italiane che hanno riproposto il denim tra i propri tessuti e graie a questo oggi possiamo vantare jeans Made in Italy di qualità eccellente, tanto da essere riuscito ad affermarsi come prodotto sul mercato internazionale.

Tutto il resto è leggenda…

Attualmente i Jeans rappresentano il capo di abbigliamento più indossato al mondo…

 e dire che tutto nasce da una tuta da lavoro!”

 

JENNIPHER D’AMICO (2^AM)